«Firma falsa per rinunciare alla Tac», detenuto scopre tumore con un anno di ritardo

Un 46enne di Castellammare ha denunciato l'episodio: malato, da agosto attende il ricovero

«Firma falsa per rinunciare alla Tac», detenuto scopre tumore con un anno di ritardo
di Dario Sautto
Giovedì 5 Ottobre 2023, 12:38 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 12:16
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Per oltre un anno ha atteso invano di poter essere sottoposto ad una pet-tac, poi scopre che qualcuno ha falsificato la sua firma per rinunciare all'esame diagnostico e, solo ad agosto, gli riscontrano una formazione tumorale che si è già estesa a due organi. Oggi è ancora detenuto nel carcere di Poggioreale il 46enne M.F., pregiudicato di Castellammare di Stabia, nonostante necessiti «di un ricovero urgente» come scritto dai sanitari della casa circordariale napoletana lo scorso 11 agosto. Dopo cinquanta giorni, affidandosi all'avvocato Francesco Romano, il 46enne ha presentato un esposto alla Procura di Napoli per denunciare un «gravissimo falso in atto pubblico» che sta compromettendo «lo stato di salute del detenuto», le cui condizioni – secondo una perizia medica di parte – sono «molto delicate».

Un calvario iniziato poco dopo il suo ultimo arresto per spaccio di droga, avvenuto ad aprile 2022 a Castellammare di Stabia, reato per il quale è stato condannato in primo grado a otto anni di reclusione.

Nel frattempo, già nel 2021 M.F. aveva già scoperto di avere un piccolo problema al surrene destro.

Una piccola formazione di circa 10 millimetri, un incidentaloma, che il 46enne doveva costantemente monitorare per capire se fosse benigna o maligna. A maggio dello scorso anno, il detenuto ha cominciato ad accusare problemi di salute collegati ed ha fatto richiesta di ulteriori esami. Gli stessi sanitari del carcere di Poggioreale – come si legge nella cartella clinica – a luglio (quindi due mesi dopo la prima visita) gli avevano prescritto l'esame diagnostico specifico, da effettuare in una struttura sanitaria esterna alla casa circordariale.

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Da quel momento in poi, la pet-tac prescritta non è stata effettuata, per una serie incredibile di vicissitudini, tutte descritte nella denuncia trasmessa dal detenuto alla Procura di Napoli. Una volta per mancanza dell'autorizzazione del giudice che non avrebbe valutato in tempo utile l'istanza. In un'altra occasione, con i macchinari già pronti, è stata riscontrata addirittura l'assenza della scorta che lo avrebbe dovuto accompagnare dal carcere all'Ospedale del Mare. In altre due occasioni, tra uno sciopero della fame e l'altro, il detenuto è stato accompagnato nella struttura ospedaliera, dove i medici hanno scoperto che «il personale sanitario del carcere non aveva predisposto le necessarie e prescritte attività preparatorie» all'esame diagnostico. Infine, con l'ultima istanza presentata a marzo, a maggio «qualcuno ha falsificato la mia firma sul documento con il quale rinunciavo alla pet-tac» denuncia il 46enne. Circostanza che è stata scoperta quasi «per caso» il 5 agosto di quest'anno, dopo un accesso agli atti e una richiesta di copie avanzata dall'avvocato Romano, che si era visto rigettare un'istanza di sostituzione della misura per motivi di salute «perché il detenuto sta bene, tant'è che rinuncia agli esami diagnostici» come scritto dal giudice.

Pochi giorni dopo, e arriviamo all'11 agosto, M.F. è stato finalmente sottoposto alla pet-tac, che ha rivelato una diagnosi preoccupante: quell'incidentaloma di 10 millimetri ora è una formazione tumorale molto più ampia, che riguarda non solo il surrene destro, ma anche lo stomaco. «L'esito della pet-tac – è la triste considerazione inserita nella denuncia – fotografa impietosamente l'inaccettabile, drammatica, indecorosa condizione dei detenuti in Italia». Analizzati i risultati, i medici del carcere di Poggioreale hanno consigliato immediatamente un ricovero urgente del detenuto stabiese che, ad oggi, non è ancora stato effettuato. Nel frattempo, le sue condizioni sono ulteriormente peggiorate e quel problema di salute gli sta causando una serie di disturbi seri. «Da mesi ci sono tracce di sangue nelle feci» come sottolineato anche dal dottor Arturo Fomez, consulente di parte, un sintomo che non lascia presagire nulla di rassicurante. Ieri, intanto, sono state depositate prima la denuncia e poi l'ennesima istanza per permettere al detenuto di potersi curare in maniera adeguata.

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