«Quello scenario è perfetto per il mio film. Chiediamo l'autorizzazione per allestire un set e girare per due o tre giorni le prime scene ambientate nel 1946, immediatamente dopo la fine dei bombardamenti della seconda guerra mondiale». Quando la regista Cristina Comencini, figlia del grande regista e sceneggiatore Luigi, ha "bussato" alla porta del comune di Torre Annunziata per portare la sua troupe nel quadrilatero delle carceri, l'area iscritta di diritto dai lontani anni Ottanta nel grande libro dei misteri dolorosi di Torre Annunziata, anche i commissari che attualmente governano la città sono stati colti di sorpresa. Inutile girarci intorno: il quadrilatero delle carceri rappresenta oggi il frutto di decenni di malapolitica, di mancanza di programmazione, ed è il "degno" manifesto di una città mortificata da degrado e da abbandono. Fatiscente, pericolante, perennemente alle prese con la cosiddetta "coperta corta". Non si finisce di intervenire in una zona a rischio crollo che subito si presenta l'ennesima emergenza. Infinito l'elenco dei crolli, che negli anni hanno ridotto la zona ad un cumulo di macerie, con edifici che restano in piedi per scommessa. Molte aree sono interdette al passaggio per questioni di sicurezza.
Uno scenario che riporta alla naturale esclamazione di qualunque cittadino di fronte a quello scempio: «Sembra una città bombardata da aerei». È evidente quindi, che la scelta della Comencini non rappresenterebbe per la storia oplontina esattamente una medaglia da appuntare sul petto, ma quella zona sarebbe lo scenario perfetto per le prime scene del film per Netflix "Il treno dei bambini", tratto dal romanzo di Viola Ardone, prodotto dalla Palomar e che vede tra i protagonisti Serena Rossi e Stefano Accorsi
Il dirigente dell'ufficio tecnico del comune Valentino Ferrara vede il bicchiere mezzo pieno: «Questa richiesta potrebbe riaccendere i fari sulla situazione del quadrilatero delle carceri e riportare l'attenzione su un problema atavico di Torre Annunziata.
Intanto tra quelle macerie è pronto a comparire Amerigo, il protagonista del romanzo e del film, che nel 1946 lascia il suo rione di Napoli distrutto dalle bombe e sale su un treno assieme a migliaia di altri bambini meridionali. Attraverserà l'intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in una famiglia del Nord; un'iniziativa del partito comunista per strappare i piccoli alla miseria dopo l'ultimo conflitto. Per Antonio Avvisati, membro del comitato per la ricostruzione del quadrilatero delle carceri, «il set in quella zona non è certamente un fatto positivo, ma è utile per sensibilizzare l'opinione pubblica e far capire a tutto il mondo in che condizioni siamo da decenni».