Bruciato vivo a Frattamaggiore, il dramma della madre: «Vi racconto il calvario di Nicola»

Morto a 36 anni dopo undici mesi di agonia: un uomo gli ha dato fuoco su una panchina

Anna Liguori e il figlio Nicola
Anna Liguori e il figlio Nicola
di Marco Di Caterino
Martedì 9 Maggio 2023, 00:02 - Ultimo agg. 10 Maggio, 07:21
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Dopo undici mesi di agonia e senza mai lasciare l’ospedale, con il corpo segnato da devastanti ustioni, si è fermato per sempre il cuore di Nicola Liguori, il 36enne di Frattamaggiore bruciato vivo dopo essere stato cosparso di benzina, nella notte tra il 30 giugno e l’1 luglio 2022, mentre era su una panchina di viale Tiziano a Frattamaggiore, in video chiamata con la fidanzata, unica testimone dei fatti. 

La vittima lascia una bambina di sei anni, avuta dalla ex convivente che ora vive con la nonna materna, Anna Liguori, e circondata dall’affetto degli zii Biagio e Angela. «Era forte, molto forte mio figlio Nicola», dice la mamma, che non riesce a trattenere le lacrime, devastata dalla perdita del figlio che da quella maledetta sera ha cominciato un lungo calvario nel reparto grandi ustionati di Bari, e poi in terapia intensiva al Cardarelli. 

«L’ho visto per l’ultima volta giovedì – continua la signora Anna -. Era debole, aveva gli occhi chiusi e rispondeva a stento. Era consumato il suo fisico. Non riusciva più a mangiare perché aveva subito gravi ustioni anche in gola, trachea e tratto gastrico». Il pianto a dirotto della mamma interrompe il racconto dell’orrore. Con le mani tremanti, tira fuori da una grossa busta, una decina di raccoglitori con le diagnosi dei medici che sono il racconto delle sofferenze nei 307 giorni di degenza. «Da qualche mese non riusciva più a muovere le gambe, ed erano sopraggiunte anche le allucinazioni – continua la mamma di Nicola Liguori –. Ma nei momenti di lucidità mi sussurrava che voleva tornare a casa per stare con la figlia. Ora spero che dopo questo Purgatorio, il buon Dio l’abbia preso con se. Non soffrirà più. Ne sono convinta. Ma il dolore per la sua morte è insopportabile». Il silenzio di casa Liguori viene rotto ancora dal sommesso pianto della mamma, che ora chiede giustizia. «Non vogliamo nessuna vendetta, ma solo una giusta giustizia, che ripaghi le sofferenze di Nicola. Ho dei subbi. Sapete perché? Noi siamo poveri, siamo stati lasciati soli e siamo stati minacciati più volte dalla famiglia del carnefice. Ora voglio stare da sola».

Con la morte di Nicola Liguori, la cui salma è stata posta sotto sequestro dalla Procura di Napoli Nord - diretta da Maria Antonietta Troncone - e portata all’obitorio dell’ospedale di Giugliano dove verrà eseguita l’autopsia, cambia anche il destino giudiziario di Pasquale Pezzella, 30 anni, di Frattamaggiore, residente nello stesso quartiere delle case popolari di viale Tiziano, attualmente detenuto nel carcere di Poggioreale, arrestato il quattro luglio del 2022 dalla polizia di Frattamaggiore, imputato nel processo in corso presso il Tribunale di Napoli Nord per tentato omicidio. 

«Ora l’accusa per il mio assistito, che si è sempre dichiarato innocente, rinunciando anche al rito abbreviato – dice l’avvocato Fernando Pellino – sarà formalizzata in quella di omicidio volontario.

Questo farà decadere il processo in corso, che passerà per competenza alla Corte di Assise di Napoli». E nonostante le già numerose udienze, nemmeno è stato delineato e chiarito il movente del orribile gesto. Secondo alcune ipotesi tra i due non correva buon sangue per una vicenda legata ad un motorino lasciato in sosta sotto l’abitazione di Pasquale Pezzella o forse per l’attività di svuota cantine della vittima che avrebbe soffiato un lavoro a un amico dell’arrestato. 

Fatto sta che quella notte tra il 30 giugno e l’1 luglio, tra la vittima e il suo aggressore ci sarebbe stato uno scambio di invettive, proprio mentre Nicola Liguori si apprestava a fare una videochiamata alla fidanzata, stando seduto su una panchina sotto l’abitazione di Pasquale Pezzella. E mentre si intratteneva al telefono, secondo quanto accertato dagli inquirenti, l’aggressore, agendo alle spalle della vittima gli versò la benzina e poi diede fuoco. Unica testimone la fidanzata, che nel corso di un confronto all’americana, indicò nell’arrestato l’autore del gesto. E fu anche lo stesso Nicola Liguori ad indicarlo come responsabile. Dapprima dicendolo al fratello Nicola, mentre quest’ultimo lo stava trasportando al pronto soccorso del vicino ospedale di Frattamaggiore e poi ribadì le accuse, nel corso dell’incidente probatorio nel centro Grandi Ustionati del Policlinico di Bari.

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