Alessandro vittima dei bulli a Gragnano, in chat annunciava il suicidio

Indagine sugli ultimi messaggi social, I genitori del tredicenne: «Si poteva salvare»

Uno striscione in memoria di Alessandro
Uno striscione in memoria di Alessandro
di Dario Sautto
Domenica 3 Settembre 2023, 23:00 - Ultimo agg. 4 Settembre, 16:32
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«Alessandro poteva essere salvato». Ne sono convinti Katia e Nello, i genitori del 13enne che, esattamente un anno fa, perse la vita a Gragnano, dopo un volo dalla finestra di casa. Il ragazzino era vittima di cyberbullismo e lo aveva scritto anche in un tema a scuola, ma a spingerlo a un gesto estremo sarebbero state una serie di bugie, di inganni, in un sadico «gioco della menzogna» - come lo definisce mamma Katia - che lo aveva gettato nell’angoscia. Un episodio che è scandito da una serie di messaggi WhatsApp che sono al vaglio degli inquirenti e che scandiscono tempi e modalità di quanto accaduto. 

Le indagini, un anno dopo, non sono ancora chiuse. I carabinieri della stazione di Gragnano e della compagnia di Castellammare di Stabia non hanno mai smesso di indagare, sotto il coordinamento della Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, aggiunto Giovanni Cilenti, sostituti Andreana Ambrosino e Giuliana Moccia) e di quella per i Minorenni di Napoli (procuratrice Maria de Luzenberger, sostituto Nicola Ciccarelli). Alcuni adulti avrebbero avuto un ruolo decisivo in tutta la vicenda e su queste possibili responsabilità si concentrano da tempo le attività di indagine.

 

«Alessandro - racconta mamma Katia - mandò un ultimo messaggio alle 9,14 di mattina in cui annunciava le sue intenzioni, c’erano due ore di tempo per salvarlo ma non fui avvisata.

Bastava uno squillo, un messaggio, io sarei corsa a casa. Sarebbe bastato un mio abbraccio per risolvere tutto. Avrebbero dovuto chiamarmi, avvisarmi, io gli avrei salvato la vita. Invece Ale è stato lasciato solo per due ore, nella sua angoscia. Chi poteva salvarlo ha preferito il silenzio. E l’unica telefonata arrivò ormai troppo tardi, alle 11,30. Mi dissero che Ale aveva avuto un malore, pensavo che fosse successo mentre andava a casa dalla nonna».

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Invece la realtà era drammaticamente diversa. Ma su quella tempistica, sui messaggi ricevuti, su quelli cancellati - che sono stati oggetto di una perizia della Procura per recuperarli tutti, con il sospetto che possano essere stati eliminati per depistare le indagini - e su chi li abbia veramente scritti o addirittura suggeriti battono i genitori di Alessandro. Lì potrebbero nascondersi eventuali responsabilità. E c’è particolare attenzione anche su quelle ultime dieci righe d’addio. Quel messaggio è stato ritrovato sul telefonino di Alessandro, a riceverlo fu la fidanzatina coetanea. Si erano visti la sera prima con il gruppo di amici per festeggiare il suo onomastico con qualche giorno di ritardo e Alessandro aveva accettato controvoglia un passaggio a casa da un adulto dopo la festa. Da allora sarebbe iniziato il vortice, dal quale il ragazzino non è più riuscito ad uscire. Su quelle ore si concentrano le indagini, ma anche su episodi di bullismo di cui Alessandro era rimasto vittima nei mesi precedenti e che hanno fatto da sfondo a tutta questa terribile vicenda. «Alessandro era un ragazzo speciale - raccontano mamma Katia e papà Nello - era pieno di sogni. Ad appena 13 anni già aveva in mente cosa fare da grande, diventare un cardiochirurgo e continuare a giocare a basket, il suo sport preferito. Quella sera, però, i suoi sogni sono stati spezzati». 

Tre giorni fa, Alessandro è stato ricordato in maniera privata dalla famiglia, ma ovviamente sono stati tantissimi i messaggi dedicati a lui dagli amici e dai familiari. Su tutti lo zio Antonio, che sui social ha scritto un lungo post per Ale: «È tutto più complicato, è tutto diverso adesso. Conserviamoci allora il ricordo più bello, di una notte d’estate a fare il bagno di notte tutti insieme, dove ci hai confessato i tuoi sogni. Desideri frantumati in una notte di un anno fa dove chissà quali pensieri ti hanno tormentato. Conserviamoci allora la voglia di stare sempre insieme, seppure non uno accanto all’altro». La scuola media Roncalli-Fucini gli ha dedicato un post su Facebook, citando le parole di don Paolo, parroco di San Leone a Gragnano: «Rimarremo per sempre con i piedi nelle tue scarpe e passeggeremo per sempre sulle tue orme. Non verso il baratro ma in un giardino. Alla ricerca di quel segreto che abbiamo, anzi che siamo in verità. È l’unico posto dove memoria e affetto non finiscono più: dentro l’anima».
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