Morto Alessandro D’Antuono, addio al 13enne di Pompei affetto dalla malattia di Batten

La madre morta prematuramente, il ragazzino era assistito dal padre: la sua stanza era diventata una terapia intensiva

Alessandro con papà Mimmo
Alessandro con papà Mimmo
di Francesca Mari
Venerdì 7 Luglio 2023, 17:45 - Ultimo agg. 8 Luglio, 08:47
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«Cari amici, il mio amatissimo e dolcissimo Alessandro ha smesso di soffrire... ci ha lasciati ed è volato in cielo per essere accolto tra le braccia della sua cara mamma Domenica». Domenico D’Antuono, insegnante di Pompei, è il padre coraggio che per anni si è preso cura da solo di Alessandro, il suo secondogenito 13enne cui a 3 anni è stata diagnosticata una forma severa della malattia di Batten. Il piccolo aveva bisogno di assistenza 24 ore su 24, la sua camera era diventata una terapia intensiva, era tracheostomizzato e ventilato no stop. Da quando la mamma Domenica era morta prematuramente, Alessandro era seguito quasi totalmente da papà Mimmo, insegnante di Musica e con un altro figlio di cui occuparsi.

Mimmo, tenace e coraggioso, ha combattuto per anni perché l’Asl Napoli 3 Sud concedesse al piccolo più ore di assistenza e, grazie al Mattino, il suo urlo è stato ascoltato dal direttore generale dell’Asl Napoli 3 Sud, Giuseppe Russo. Negli ultimi tempi Alessandro aveva avuto delle complicazioni ed era stato trasferito al Bambin Gesù di Roma, il suo papà è stato sempre al suo fianco con un amore immenso e illuminato.

Oggi Alessandro è finito e Mimmo ha affidato ad una lettera rivolta agli amici del bambino le sue parole di commiato. 

«Ora piango - ha scritto Mimmo - ma vi assicuro che è un pianto di gioia...io, che in tutti questi anni, ho assistito a tutta la sua indicibile sofferenza,... non posso che gioire. Sono sicuro che il Signore lo accoglierà come accoglie i puri di cuore, e gli darà finalmente la possibilità di tornare a correre felice e sorridente come aveva sempre fatto nei suoi primi anni di vita. Detto ciò, esorto anche voi tutti a gioirne. Personalmente posso dirvi che  Alessandro, mi ha insegnato quanto possa essere grande e immensa la forza dell'amore, testimonianza ne è il fatto che anche nella sua grande sofferenza mi ha sempre ripagato regalandomi tanti meravigliosi sorrisi».

«Tante volte, in questi anni tanto difficili - prosegue la missiva- mi sono chiesto che senso avesse la vita di Alessandro, e tante volte, preso dallo sconforto, non ho saputo darmi una risposta. Solo alla fine, mi sono reso conto che poteva essere in un certo qual senso paragonata a quella di un martire, il cui compito è stato quello di dare la possibilità a tutti coloro che lo hanno vissuto o comunque conosciuto, di poter migliorare la propria di vita. Un esempio immenso».

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