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Terra dei Fuochi, l'ora della verità sui 230 milioni sequestrati

La Corte d'Appello valuta l'efficacia del provvedimento applicato ai beni dei fratelli Pellini di Acerra

Un rogo di rifiuti
Un rogo di rifiuti
di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 7 Giugno 2023, 23:40 - Ultimo agg. : 8 Giugno, 16:00
4 Minuti di Lettura

Ore 10.30, ottava sezione di Corte di Appello, aula 319. Inizia stamattina l’udienza decisiva per valutare l’efficacia del sequestro applicato anni fa ai beni dei fratelli Pellini, imprenditori di Acerra, nel pieno delle indagini sulla cosiddetta terra dei fuochi. Un appuntamento atteso e strategico, per consentire ai magistrati della Corte di appello valutare il ricorso inoltrato dalla difesa dei tre fratelli imprenditori, a proposito di un dato meramente formale, ma destinato comunque ad avere un peso sulla storia di questo procedimento: secondo i legali, a partire dall’applicazione del sequestro (da parte del Tribunale misure di prevenzione) sono trascorsi i 18 mesi consentiti dalla procedura per decidere e depositare un provvedimento di appello.

In sintesi, dopo il sequestro, nonostante ci fosse un ricorso al secondo grado di giudizio, la Corte non si sarebbe espressa. Non avrebbe deciso. Non avrebbe depositato una seconda sentenza, nè per rigettare le conclusioni della difesa, confermando il sequestro; nè per dare ragione alla difesa, magari disponendo la revoca dei sigilli all’impero dei Pellini. Un gap. Una non decisione che rischia di creare un problema di efficacia del sequestro stesso, su cui però si attende il verdetto di un’altra sezione di Corte di appello del Tribunale di Napoli. Saranno così i giudici della ottava sezione a doversi esprimere rispetto all’istanza presentata dai difensori dei Pellini, tra cui il penalista Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro, a proposito del calcolo dei 18 mesi trascorsi a partire dal deposito delle motivazioni del provvedimento di primo grado. 

APPROFONDIMENTI
Il tesoro dei fratelli Pellini: sit-in ambientalista davanti al tribunale
La protesta degli ambientalisti: «A rischio restituzione il tesoro dell'ecomafia»
Il “tesoro” dei Pellini a rischio prescrizione: l’allarme del vescovo

Ma al di fuori del tecnicismo, cosa accadrà oggi? Tre sono gli scenari possibili, alla luce del fatto che - qualunque sia la decisione del collegio - è in ballo il futuro di circa 230 milioni di euro, al termine delle indagini condotte dalla Procura di Napoli. Primo scenario, dunque: la Corte di appello, fatti i debiti calcoli, decide di dare ragione alla difesa, a proposito del tempo decorso tra il sequestro e l’udienza di questa mattina: in questa ipotesi, potrebbe essere dichiarata l’inefficacia della misura adottata dal Tribunale misure di prevenzione e disposta la restituzione dei beni agli imprenditori. 

Secondo scenario: la Corte potrebbe riservarsi, aggiornandosi a una data da definire, per valutare la richiesta della difesa, anche alla luce della complessità della materia trattata. In questo lasso di tempo, però, potrebbe sopraggiungere un provvedimento dei giudici di merito sul sequestro, che chiuderebbero di fatto la storia della efficacia del provvedimento stesso.

Terzo scenario: la Corte potrebbe decidere che i termini non sono scaduti, non sono decorsi, ma c’è ancora la possibilità formale per decidere. Ma in cosa consiste la vicenda legata al cosiddetto tesoro degli imprenditori di Acerra? Sotto inchiesta sono finiti anni fa i fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini, imprenditori specializzati nel trasporto dei rifiuti ambientali, al termine del lavoro investigativo coordinato dal pm di Napoli Maria Cristina Ribera (oggi in procinto di diventare aggiunto nella Procura di Nola, destinata ad essere guidata da Marco Del Gaudio). I tre fratelli sono stati condannati per disastro ambientale. Nel 2017 arrivarono i sigilli ai loro capitali, costituiti da soldi, beni immobili e patrimoniali, con un provvedimento del Tribunale Misure di prevenzione. Verifiche nel merito, che ora fanno i conti con l’orologio della procedura, con la necessità di ricondurre il braccio di ferro tra accusa e difesa nel tempo previsto dalla procedura. 

Video

Una vicenda complessa, si diceva, nella quale è intervenuto di recente il vescovo di Acerra Antonio Di Donna, che ha chiesto di conoscere la verità, a proposito del diritto di un’intera popolazione di assistere a una risposta dei giudici nel merito delle accuse mosse dagli inquirenti e, ovviamente, nel rispetto delle dinamiche processuali. Inutile dire che questa mattina attorno al Palazzo di giustizia, ci saranno tanti esponenti del mondo associazionistico e della società civile partenopea che si sono spesi in difesa del territorio. Un clima che si annuncia teso ma civile, in attesa di un provvedimento dei magistrati della ottava sezione di Corte di appello di Napoli sulla storia dei 18 mesi (secondo la difesa) di non decisione rispetto all’istanza inoltrata dai legali dei Pellini. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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