SAN SEBASTIANO AL VESUVIO. Un’opera che può essere attraversata, vissuta, suonata: da essa parte il suono che si espande nell’aria. Ḗ l’installazione sonora, unica nel Mezzogiorno, che richiama la forma del vulcano tra i più famosi al mondo: lo Sterminator Vesevo. Un'opera d'arte dalla straordinaria bellezza ed originalità intitolata "Eus", una scultura sonora che racchiude il profondo legame tra il popolo di Napoli e il maestoso vulcano Vesuvio. Il titolo deriva dalla parola latina "Eus: lui", a simboleggiare l'intimo legame che la comunità napoletana condivide con questa iconica meraviglia naturale ideata dall'artista Vincenzo Gallo con l'obiettivo di creare opere d'arte che animino il territorio in modo sonoro.
L’opera è stata inaugurata questo fine settimana, nel piazzale del parco urbano della città, dove rimarrà permanente, e, soprattutto sarà a disposizione di tutti, adulti e bambini che vorranno letteralmente "immergersi" in quest'opera d'arte, dove ogni elemento riproduce un suono diverso.
«Si tratta di un’opera unica nel suo genere: l’installazione site-specific, si fonde con l’ambiente circostante», spiega l'art director Luigi Giordano. «La scultura “Eus” permette ai loro utenti di interagire con essa: essi hanno la possibilità di battere i cilindri che compongono la scultura sia all'apice che al fondo, producendo in base al punto battuto un suono di diversa intensità, aumentando la valorizzazione utopica dell’opera, facendo sentire l'utente un musicista, siccome con un semplice gesto egli crea una melodia».
L'installazione. La scultura mira a evocare questa connessione emotiva attraverso il suono, offrendo un'esperienza immersiva e multisensoriale per il pubblico. Una struttura minimalista ed essenziale in ferro che svela il canto infrasonoro delle viscere del vulcano Partenopeo: un’opera da toccare, suonare, attraversare oltre che da ascoltare e contemplare. L’installazione delinea, la struttura del Vesuvio e del Monte Somma in una serie di 126 cilindri, i quali oltre a regalarci il disegno del sommo monte e del vulcano; hanno anche una funzione di coni antifonici, articolandosi in un complesso di suoni, richiamando una dimensione di laica
ritualità.
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