Mimmo Fatigati, operaio morto alla Stellantis: «La famiglia era la sua vita»

52 anni, appena finiva ad Avellino dava una mano nel negozio della moglie

Domenico Fatigati
Domenico Fatigati
di Pino Neri
Venerdì 23 Febbraio 2024, 00:04 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 09:04
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Quando in giro per Acerra si chiede di Domenico Fatigati le risposte sono sempre le stesse: «Era un grandissimo lavoratore». «Mimmo era tutto casa, famiglia e lavoro», conferma in lacrime Maria Fiorillo, una zia che per tutto il pomeriggio ha fatto la spola tra la sua abitazione e la palazzina in cui Domenico viveva con la famiglia, a via Volturno, zona semiperiferica di case basse e strade dissestate. «Mimmo viveva là - indica Maria tenendo tra le mani un fazzoletto bianco, davanti al cancello di casa Fatigati - stava al secondo piano, con la moglie e i tre figli. Al primo c’è la casa della suocera. Si è rifugiata per la disperazione da un'amica. Non ce la fa più a stare qui». Sulla stessa strada, poco più avanti, verso l’abitato di Acerra, c’è l’alloggio dell’anziana mamma di Mimmo. «Quando abbiamo saputo della morte di Domenico - fa notare zia Maria - nessuno ha avuto il coraggio di andare dalla madre a dirglielo. Lei già soffre tanto per i problemi dell’età avanzata».

La palazzina color salmone di via Volturno, ordinata e decorosa, era stata realizzata dalla famiglia della moglie di Mimmo, Maria Pina Fiorillo, una famiglia di commercianti ortofrutticoli. Da qui, ogni mattina all’alba, l’operaio si recava in auto fino alla fabbrica di Pratola Serra, a più di sessanta chilometri. Ad ogni modo si sa da queste parti, i Fatigati-Fiorillo hanno il senso del lavoro e del dovere nel loro dna. Anche Maria Pina è una grande lavoratrice come lo era suo marito. In mattinata è stata raggiunta dalla terribile notizia della morte di Mimmo mentre lavorava nel suo negozio di ortofrutta e gastronomia vegetale, all’altro capo di Acerra. «È stato tristissimo - racconta Francesca, la barista che lavora proprio accanto - a un certo punto abbiamo visto che Maria Pina è stata portata via dai parenti. È stata costretta a chiudere subito per lutto».

Francesca, sguardo sinceramente dispiaciuto, ha un lucido ricordo di Domenico: «Era un uomo allegro e ironico, faceva sempre battute - ricorda - prima di andare al lavoro, la mattina presto, veniva qui a dare una mano alla moglie. E veniva anche di sera, al ritorno da Avellino. A volte nel negozio di ortofrutta veniva ad aiutare anche il figlio primogenito, Antonio, tra un esame e l’altro. È uno studente universitario».

Domenico Fatigati lascia la moglie e tre figli, il primogenito di 24 anni e le figlie di 20 e 10 anni. «Stamattina alcuni di noi eravamo riuniti qui fuori, davanti al negozio chiuso. Pensare che un uomo pieno di gioia di vivere e di salute come Domenico non ci sia più a causa del lavoro che tanto amava ci fa molta tristezza ma anche molta rabbia», tiene a concludere Francesca. C’è sconcerto ad Acerra.

«Sono certo che le autorità preposte faranno piena chiarezza su questa vicenda dolorosa - l’appello del sindaco, Tito D’Errico - la questione della sicurezza sul lavoro non è più rinviabile». Nella stessa giornata, mentre su Acerra calava il lutto per l’ennesima morte bianca, si è tenuto nella confinante Casalnuovo il funerale di un altro operaio morto sul lavoro, un manovale edile caduto martedi da un’impalcatura di un cantiere, Pasquale Pispico, 35 anni, lascia la moglie e una figlia di 3 anni.