Pomigliano d'Arco, l'ira dei ribelli: «Sindaco tradito da M5S»

Gli ex consiglieri denunciano «mesi di silenzio e di presunzione privi di confronto politico e di corretto dibattito istituzionale»

Il municipio di Pomigliano d'Arco
Il municipio di Pomigliano d'Arco
di Pino Neri
Lunedì 20 Febbraio 2023, 16:00
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A Pomigliano volano gli stracci. Si sentono offesi e indignati dalle parole dell'ex sindaco i consiglieri comunali dell'ormai defunta maggioranza di centrosinistra che con le loro dimissioni hanno sfiduciato Gianluca Del Mastro e provocato il commissariamento del Comune. Del Mastro, l'altro giorno, in una intervista a Il Mattino aveva sostanzialmente accusato gli «ammutinati» di essere «un gruppo di potere che non vuole tutelare il bene comune», anzi «vuole imporre il proprio predominio territoriale».

Ma gli «ammutinati» non ci stanno e respingono al mittente le accuse. Gli esponenti delle civiche Pomigliano 2020 e Nuove Generazioni, Marianna Manna, Angelo Toscano, Giuseppe Cantone e Raffaele Sibilio, insieme all'unico (Giovanni D'Onofrio) dei quattro consiglieri del Pd che si è dimesso, hanno messo nero su bianco una dura replica a Del Mastro. «Da sempre i gruppi di potere sono invece quelli che difendono gli intoccabili e gli insostituibili», contrattaccano i firmatari del messaggio. È probabile che gli autori del comunicato facciano riferimento a quegli assessori e a quei dirigenti comunali che l'ormai ex sindaco Del Mastro non ha voluto rimuovere, nonostante le pressanti richieste di una parte consistente della disciolta maggioranza Pd-M5S, poi divenuta Pd-Insieme per il futuro dopo lo strappo, la scorsa estate, di Luigi Di Maio

Proprio la scissione del M5s viene ritenuta dagli «ammutinati» la causa scatenante della crisi che è sfociata nelle dimissioni di massa. «Dal settembre del 2022 - è la ricostruzione dei fatti spiegata da Manna, Toscano, D'Onofrio, Cantone e Sibilio - una frattura profonda e mai sanata nel gruppo ex 5 stelle, di cui Del Mastro era intraneo, ha fatto saltare il banco, facendo venire più volte meno il numero legale in consiglio comunale, anche quando si trattava di deliberare importanti provvedimenti. Non appena i poteri forti che avevano calato Del Mastro da Roma hanno mollato la presa, la confusione e la personalizzazione da parte del professore sono state sovrane». Del resto, nella città di Di Maio la scissione del M5s non poteva passare sotto traccia e c'è chi sostiene che dietro le dimissioni di massa ci sia anche il disagio dell'ex ministro degli Esteri per un avvicinamento di Del Mastro a Giuseppe Conte

Gli ex consiglieri raccontano una verità diversa da quella dell'ex sindaco, parlano di «mesi di silenzio e di presunzione privi di confronto politico e di corretto dibattito istituzionale». «L'autoreferenzialità - dicono - lo ha progressivamente allontanato dalla percezione della realtà. Credeva di amministrare bene e da solo mentre in città montava il malcontento». Una polemica che da politica è scesa anche sul piano personale, con le accuse dirette lanciate da Del Mastro ai consiglieri che lo avrebbero tradito. «Mi ha chiamato esecutore materiale. È un'espressione offensiva, ingiusta e scorretta», rammenta, stizzito, Raffaele Sibilio, di Nuove Generazioni, avvocato di professione. «Per settimane - aggiunge - abbiamo discusso insieme su come rilanciare l'azione amministrativa sulla base di un documento programmatico.

Ma il sindaco non ci ha ascoltato». 

 

Da qui le accuse, contenute nel documento, di «inconsapevolezza, inadeguatezza, arroganza e immobilismo». Al contrario, viene difeso il comportamento del segretario cittadino del Pd, Eduardo Riccio, che contro il parere dei vertici provinciali del partito si è dimesso da vicesindaco dando il via libera alle dimissioni di massa di 13 consiglieri comunali su 24, 8 dell'opposizione e 5 della maggioranza. «Riccio - assicurano Sibilio e gli altri - si era speso fino allo stremo per supportare il sindaco a rilanciare l'amministrazione. Ma Del Mastro si è chiuso nelle sue stanze e nelle sue infedeli certezze». 

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