Ha 19 anni e si chiama Emanuele Civita. E' il primo soggetto fermato dai pm di Napoli, al termine delle indagini dei pm della Dda. E' ritenuto responsabili della stesa che ha causato il ferimento della piccola di 10 anni, ma anche dei suoi genitori, nella tarda serata di mercoledì 23 maggio a Santa Anastasia. Originario di Somma Vesuviana, mercoledì sera ha esploso almeno dieci colpi nei pressi di una gelateria, per altro affollata da bambini in compagnia delle rispettive famiglie. Assistito dal penalista Fabio Marfella, si è avvalso della facoltà di non rispondere. È legato ad ambienti criminali, con precedenti per droga e armi, mentre il padre è ritenuto affiliato al clan D'Avino.
Preso anche il suo complice, 17 anni. In lacrime, accompagnato dal suo legale di fiducia, l'avvocato Antonio Sorbilli, anche lui ha deciso di non rispondere alle accuse, mostrandosi colpito da quanto avvenuto. È figlio di un personaggio ritenuto vicino al clan D'Avino di Somma Vesuviana, che venne ucciso nel 2012 da un killer del clan Cuccaro. Il minore è cresciuto in un ambiente segnato da camorra, violenza, armi. La sua posizione è al vaglio del pm minorile La Ragione (a sua volta coordinato dalla procuratrice dei Colli Aminei Maria De Luzenberger).
Indagini condotte dai carabinieri di Castello di Cisterna, c'è una svolta decisiva nel corso dell'inchiesta su quanto accaduto in via Cattaneo a Santa Anastasia: due fermati, accusa di tentato omicidio, decisive le immagini delle telecamere che hanno dato la stura alle indagini coordinate dal pm anticamorra Serio, dalla procuratrice di Napoli Rosa Volpe. Chiara la ricostruzione operata fino a questo momento: nella tarda serata di mercoledì, in piazza Cattaneo, alcuni ragazzi sono stati allontanati da una gelateria, perché importunavano clienti e gestori.
Violenta, animalesca, da vigliacchi. Almeno due soggetti del gruppetto di facinorosi sono così tornati sul posto armati (probabilmente spalleggiati da altri complici) e hanno esploso colpi a raffica. Uno dei due impugnava una mitraglietta da guerra.
Si indaga ora sulla contiguità tra i presunti responsabili e i clan radicati tra Somma, Pollena e Sant'Anastasia. Stando alla prima ricostruzione, prima di esplodere i colpi, i malviventi hanno ostentato l'arma tra la folla, in una sorta di carosello in sella alle moto, per mostrare il proprio predominio sul territorio.
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