Che ai Campi Flegrei non ci siano più attività sismiche come la scorsa estate, è chiaro a tutti. Dagli oltre duemila terremoti registrati tra luglio e agosto, a novembre ce ne sono stati appena 159 secondo il bollettino mensile emesso dall'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. In aumento, invece, il valore medio della velocità di sollevamento nell'area di massima deformazione che da metà ottobre agli inizi di novembre è stato di circa 4 millimetri al mese, per poi passare agli attuali 10 millimetri al mese. Il sollevamento totale al Rione Terra è ora di circa 118 centimetri da novembre 2005, cioè da quando è iniziata l'attuale crisi bradisismica. Il bollettino come al solito si conclude con la consueta formula: «Sulla base dell'attuale quadro dell'attivita vulcanica sopra delineato, non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine». I Campi Flegrei restano quindi al livello di allerta Giallo. Dall'inizio dell'anno a oggi, sono stati registrati 6.021 terremoti, quasi il doppio di tutto il 2022 in cui ebbero 3.181 scosse.
A novembre ci sono stati 159 terremoti tutti di bassissima energia di cui soltanto uno superiore alla magnitudo 2: è l'evento delle 18.41 del 23 novembre di magnitudo 3.0 avvertito dalla popolazione dell'area di Pozzuoli.
È stata condotta poi una nuova campagna di misure gravimetriche su una parte dei circuiti appartenenti alla rete. In particolare, sono stati ribattuti 18 dei 34 vertici dell'intera rete, collegati alla stazione gravimetrica assoluta di largo San Marcellino, assunta come riferimento. Le variazioni di gravità nel periodo ottobre-novembre mostrano valori positivi nella parte a est di Pozzuoli, lungo via Napoli. I valori geochimici mostrano un incremento nel rapporto CO2/CH4 (anidride carbonica e metano) rispetto ai periodi precedenti, mentre è stabile il flusso di CO2 diffuso dal suolo pari a circa 3500 tonnellate al giorno, valori comparabili a quelli che si ritrovano nel plume di vulcani attivi a degassamento persistente. Dal mese di luglio, la polla di Pisciarelli fino a tutto settembre è rimasta completamente secca. Tale fenomeno, già osservato negli ultimi anni, è verosimilmente legato a un ridotto apporto del liquido che alimenta la polla, composto da una miscela di condensati fumarolici e di acque di origine meteorica. Appare evidente, quindi, il crescente controllo delle condizioni meteo rispetto all'attività vulcano-idrotermale sulla dinamica della polla, sulla temperatura della fumarola e più in generale sulle variazioni locali del sito di degassamento. La temperatura misurata sul fondo della depressione della polla di Pisciarelli ha registrato un valore massimo di 109.6 °C. Tale valore di temperatura, già misurato nei periodi precedenti caratterizzati da assenza di fase liquida nella polla, non è da mettere in diretta correlazione con un incremento dei flussi e più in generale con l'attività vulcanica, ma sembra essere legato all'assenza di liquido nella polla, la cui presenza tampona la temperatura al valore di ebollizione.