La grande crisi economico-pandemica ha già tramortito diversi locali e marchi storici in città, e la lista degli imprenditori noti che hanno abbassato definitivamente la saracinesca si allunga ogni giorno di più. Tra questi c'è il celebre Bar Nilo, ai Decumani, famoso anche oltreoceano per la reliquia del capello di Maradona, trafugato dal suo titolare, Bruno Alcidi, su un volo Milano-Napoli dopo una sconfitta degli azzurri a San Siro. Alcidi, che si era arreso nelle scorse settimane perché «indebitato di 50mila euro», lancia ora un appello estremo, un crowdfunding via social per salvare lo storico locale frequentato da appassionati di calcio provenienti da ogni angolo del pianeta.
La cifra-obbiettivo della raccolta fondi è fissata su gofund.me a «10mila euro».
Sono centinaia i bar in città che si trovano nelle stesse condizioni del Caffè del Capello di Maradona. La crisi dei Decumani, la cui economia si era basata sul boom turistico, è durissima. A pochi metri dal bar di Alcidi c'era infatti un nuovo locale di Sorbillo, specializzato in pizze fritte, anch'esso chiuso da pochi giorni. Giuseppe Vesi, altro pizzaiolo vip, ha dovuto dire addio a due locali, uno dei quali in quella via Caracciolo che fino al 2019 era un crocevia di affari e turisti. Lo storico Bar Riviera a Chiaia è nelle mani del curatore fallimentare. Fallita anche la Cantina di Triunfo, pochi metri più in là. Il blocco dei licenziamenti e quello degli sfratti non sono ancora caduti, per decisione delle istituzioni, ma quello che si spera essere il rettilineo finale per l'uscita dal tunnel del Covid è certamente il più duro per le imprese, stremate da ristori spesso insufficienti e da crolli di fatturato esorbitanti e lunghissimi. Napoli, senza turisti, è tra le metropoli più tartassate dal Covid in tutta Europa.