Napoli, il cinema “Metropolitan” rischia la chiusura

Crollo del fatturato e aumento dei costi, Grispello: «In crisi come tutte le altre sale»

Il metropolitan
Il metropolitan
di Gennaro Di Biase
Lunedì 12 Dicembre 2022, 23:11 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 15:04
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Sos cinema. Da qualche ora, tra via Chiaia e San Pasquale, si sono intensificate le voci del rischio di una possibile chiusura dello storico cinema Metropolitan. La crisi è innegabile, e quasi nessuna delle sale partenopee (come, del resto, quelle di tutto il Paese) si è rialzata del tutto dalla pandemia e dalle relative restrizioni, che hanno agito sul piano psicologico (scoraggiando gli spettatori a occupare fisicamente le poltrone) e sul piano concreto (prescrivendo limitazioni significative sulle distanze interpersonali da mantenere e, di conseguenza, sul numero dei posti occupabili). Al quadro già fosco, si sono poi aggiunti il carovita, la guerra e il caro-bollette. L’addio del Metropolitan sarebbe drammatico, dal punto di vista sociale e culturale, per il salotto buono della città. Ma come stanno davvero le cose? Lo abbiamo chiesto al patron, Luigi Grispello (che è anche presidente campano dell’Associazione generale italiana dello spettacolo, vicepresidente nazionale dell’Anec e direttore, oltre che del Metropolitan, anche del Filangieri e dell’America Hall). «Vista la situazione del mercato - esordisce - potrebbero chiudere tutti i cinema di Napoli». Dal 2019 a oggi, più della metà degli spettatori è andata in fumo. Le speranze di sopravvivenza di decine di sale sono legate agli incassi natalizi e agli aiuti che dovrebbero arrivare dallo Stato all’inizio dell’anno alle porte. 

Le prime voci sulle difficoltà del Metropolitan, legate in particolar modo ai costi di gestione della struttura (1700 posti, 12 addetti), risalgono all’autunno appena trascorso (eravamo intorno alla metà di ottobre). Costi che, oltretutto, erano naturalmente lievitati a causa del caro-bollette. «Se il Metropolitan è a rischio? Lo è come tutte le altre sale d’Italia - prosegue Grispello - Intendo dire che possono chiudere tutti i cinema. Tutte i grandi schermi del Paese, purtroppo, registrano un calo medio del 55% rispetto al 2019. E la Campania è in linea con i dati nazionali. Fitto, luce, dipendenti: abbiamo una grossa forza di resilienza e faremo di tutto per andare avanti, anche per difendere la funzione socio-culturale che rivestiamo nei confronti della città, ma senza aiuti dallo Stato non risolveremo la situazione. Per quanto riguarda l’America Hall, al Vomero ho sospeso il fitto da più di tre anni per farlo andare avanti, e ho dovuto chiudere il Sofia a Pozzuoli. È naturale che ci siano alcune strutture più deboli di altre, ma il calo generale c’è. Si dice che io possa vendere l’America Hall, ma al momento stiamo investendo in quella sala e non abbiamo intenzione di cedere. Per ora al Metropolitan procediamo con la normale programmazione».

Il Natale, il momento degli incassi cruciali per i cinema, si avvicina. E si spera in un indotto migliore rispetto a quello del dicembre 2021, quando si verificò un crollo degli ingressi in sala tra 25 e 26, con un meno 74% rispetto al Natale e al Santo Stefano del 2019 (dopo il lockdown del 2020). Da 25.285.447 si scese a 6.394.408 ingressi. L’arte in presenza (teatro e cinema) è stata senza dubbio una delle attività più bersagliate dal Covid. In pochi si sono davvero ripresi dalle limitazioni imposte dalle misure di sicurezza sanitaria. Da Chiaia al Vomero, dal centro storico alle periferie. 

Il futuro, però, allo stato attuale delle cose non si configura come un vicolo del tutto cieco. Sono principalmente due le speranze dei direttori di cinema per l’anno nuovo. Primo: l’arrivo di sostegni dallo Stato, in particolare dei crediti d’imposta che potrebbero alleviare il peso dei costi di gestione delle sale e permettere al settore di voltare pagina rispetto alla pandemia. Secondo: un allargamento delle “windows” di permanenza dei film in sala. 

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A presentare gli aspetti positivi, cui è legata la sopravvivenza di tante sale in città, tra cui probabilmente quella dello stesso Metropolitan, è lo stesso Grispello, che non chiude le porte all’ottimismo: «Il 2023 potrebbe essere, finalmente, l’anno del cambiamento in positivo e della risalita per i cinema. Come dimostra anche il Festival di Venezia, arriveranno film più interessanti rispetto all’anno scorso. Le finestre di presenza in sala dovrebbero poi allargarsi per tutti i film, e non solo per le pellicole italiane, da 90 a 120 giorni. Ovviamente, sarà fondamentale l’arrivo dei crediti d’imposta sui costi di funzionamento. Il decreto, in merito, era stato firmato dall’ex governo. L’attuale ministro dell’Economia ha dato l’ok alla misura, e aspettiamo la firma del nuovo esecutivo. Siamo fiduciosi che gli aiuti arrivino e che con l’anno nuovo i provvedimenti possano far rinascere le nostre sale. Anche la Regione ha deciso di intervenire in nostro sostegno. Insomma, l’interesse delle istituzioni pubbliche si sta già concretizzando». Restando in tema di buone notizie, spicca il restauro del cinema Pierrot di Ponticelli, divenuto un multisala. Non resta che incrociare le dita, intanto, per evitare che le sale restino nel buio, chiuse dietro le saracinesche abbassate. 

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