Coronavirus a Napoli, i baretti restano aperti: «Non siamo poliziotti»

Coronavirus a Napoli, i baretti restano aperti: «Non siamo poliziotti»
di Leandro Del Gaudio
Domenica 8 Marzo 2020, 06:30 - Ultimo agg. 16:45
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Baretti aperti, ma senza poteri di polizia. Movida open, ma senza avere la possibilità di intervenire tra comitive di giovani per far rispettare la distanza di salvezza, quella di un metro rispetto agli altri interlocutori. Atmosfera pesante qui a Chiaia, ai tempi del Coronavirus, in quello che fino a qualche settimana fa era il cuore pulsante del by night napoletano. Sono centinaia gli esercenti al centro tra due fuochi: da un lato la necessità di lavorare; dall'altro, il dovere di rispettare le regole, tirati in ballo dallo stesso governatore Vincenzo De Luca, che invita tutti a un comportamento responsabile, specie in materia di ristorazione e di attività aperte al pubblico.
 

 

Piazzetta Rodinò, non c'è la folla di sempre, ma i giovanissimi non hanno saltato l'appuntamento con lo struscio notturno.

Un atto di irresponsabilità tenere aperti i locali?
Una sfida al buon senso e alle regole imposte di recente dalla regione Campana?

Spiega Aldo Maccaroni, presidente del comitato Chiaia Night (che raggruppa quindici baretti): «Siamo in una condizione di incertezza costante. Le indicazioni che ci arrivano non sono chiare, perché vengono chiusi teatri e discoteche, ma i bar restano aperti e non è sempre facile imporre la distanza di un metro tra un cliente e l'altro. Basta fare un solo ragionamento: un tavolino è di ottanta centimetri, se si seggono tre persone attorno al tavolo, come si fa a imporre la distanza di sicurezza? Stesso problema per l'afflusso al bancone o alla cassa o per quanto riguarda le persone che stazionano con un drink all'esterno del locale. Possiamo mai uscire con un metro in mano a contare i centimetri? In questo modo non ci dicono di chiudere, ma non ci consentono di lavorare. Auspichiamo che vengano emanate norme più precise, andiamo avanti con fiducia, nel tentativo di rispettare le regole».

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Chiaia, Vomero, centro storico: resta aperto l'ottanta per cento dei localini, si va avanti pancia a terra, nella speranza di non incappare in multe, ma anche di riuscire a garantire il rispetto delle regole. 

Nelle orecchie di tutti gli esercenti rimbombano le parole del governatore De Luca, che ha doverosamente richiamato i cittadini della Campania a un comportamento eticamente corretto, responsabile. Spiega al Mattino Mario Caruso, affermato imprenditore nel campo della ristorazione e del divertimento notturno: «Stiamo facendo uno sforzo enorme per rimanere aperti, per assicurare a tutti la possibilità di trascorrere qualche ora di relax, senza l'incubo di contagio. Abbiamo sanificato i locali, imposto le distanze, rinunciando ad alcuni tavolini. Nei miei locali ho impiegato altro personale per disciplinare l'ingresso verso il bancone o verso la cassa. Certo non possiamo agire nei confronti di chi dà vita a gruppi o assembramenti a rischio nelle immediate vicinanze dei nostri esercizi, vista anche la conformazione dei baretti nella nostra movida. Insomma - insiste Caruso - non abbiamo poteri di polizia, ci appelliamo alla responsabilità di tutti, in un periodo in cui abbiamo chiuso alcuni locali (quelli senza sbocco esterno) e stiamo facendo uno sforzo enorme per tenere in vita un settore commerciale decisivo per le sorti della nostra economia».
 

Via Aniello Falcone, altra rampa decisiva per il by night cittadino. A farci un salto, almeno fino alle dieci di ieri notte, fanno nostalgia le macchine in doppia fila che intasavano il traffico. Non c'è il pienone di sempre, ma sono comunque pochi i localini rimasti chiusi.

Nella dorsale che conduce al Vomero, si vedono luci e si sente musica, si notano comunque persone che bevono o fumano una sigaretta, in un clima di normalità appena accennata: tutti sospesi in uno scenario surreale, tra rassegnazione, rabbia e speranza. 

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