Corso Vittorio Emanuele, trappola traffico: doppio cantiere e lavori al rallentatore

Corso Vittorio Emanuele, trappola traffico: doppio cantiere e lavori al rallentatore
di Paolo Barbuto
Martedì 21 Luglio 2020, 11:30
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Corso Vittorio Emanuele, lunedì d'estate post-emergenza sanitaria, direzione ovest, verso il Museo. Prima sosta poco dopo il Suor Orsola: il semaforo da cantiere rosso indica che nell'unico senso di marcia possibile devono transitare le auto che vanno dall'altra parte. Pazienza e meditazione, il semaforo è infinito.

Arriva il verde ma, prima che s'arrivi alla fine del budello causato dalla recinzione per i lavori, il traffico si blocca. Nel frattempo scatta il verde per quelli che vengono dal senso opposto ma non c'è soluzione, c'è spazio solo per una fila di auto. Scattano clacson, parolacce, rabbia, tensione.

Quel caos di auto in coda all'interno di un'area cantiere è generato dal semaforo rosso di un'altra area cantiere che si trova circa quattrocento metri più avanti, non riesce a smaltire le code che si allungano e generano la paralisi.

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La questione deflagrante, che ha fatto scatenare le proteste dei residenti e le prese di posizione ufficiali di una parte dell'amministrazione sta tutta nell'apertura contemporanea di due cantieri, uno dei quali, quello più a Est denominato zona Cariati praticamente sempre deserto.

Insomma, s'è chiusa una porzione di strada (prima del caos del lockdown) e s'è ritenuto di mantenerla chiusa anche quando è stata presa la decisione di dare precedenza ai lavori all'interno dell'altro cantiere che si trova più avanti. Non è tanto la delusione per i lavori che non vanno avanti quanto la rabbia, profonda, di tenere chiusa una fetta di strada determinante per la circolazione cittadina, sapendo che in quel luogo si andrà a lavorare con calma, più avanti.

«Dicono che è complicato adesso rimuovere l'area di cantiere. Se ci danno il permesso ci organizziamo in autonomia e andiamo a smontarlo noi cittadini», parla con rabbia il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che è stato parte attiva in tanti momenti della breve vita del cantiere del Corso Vittorio Emanuele.

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Nei giorni in cui l'Italia era chiusa in casa per il Covid, venne data la possibilità di far ripartire alcuni cantieri urgenti. Fra quelli in elenco mancava il cantiere del Corso, così la Regione Campania si fece promotrice di un'azione di convincimento e ottenne lo sblocco: Napoli poteva far ripartire quei lavori, approfittando del blocco totale sarebbero andati avanti con maggior lena e senza generare problemi: «Sapete cosa ci rispose la ditta? - Borrelli è sconcertato ancora - dissero che non avrebbero ricominciato per questioni burocratiche e avrebbero atteso altro tempo. Credo che avessero il personale in Cassa integrazione e ritenevano complicate le procedure per l'uscita dalla Cig».

Poi il cantiere ha finalmente ripreso a lavorare e s'è creata la disparità di trattamento, decine di operai da un lato, nessuno dall'altro. Ecco che le proteste sono ripartite anche se con scarsi risultati a giudicare dal fatto che ieri mattina l'asfalto recintato all'altezza dell'hotel San Francesco era ancora al suo posto senza che nessuno avesse iniziato alcuna procedura di intervento».

Schierato a difesa della corretta gestione del cantiere c'è il presidente municipale Francesco Chirico il quale è convinto della bontà delle operazioni in corso nonostante l'abbandono di un'area di cantiere in favore dell'altra: «In quella zona il traffico è più intenso e difficile - spiega Chirico - è giusto che abbiano deciso di puntare sul rinforzo del lavoro in quell'area in modo da non farsi trovare impreparati quando la città riprenderà appieno i suoi ritmi a settembre».

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