Degrado a Napoli: lo sfregio di via Orazio tra buche e rifiuti

Degrado a Napoli: lo sfregio di via Orazio tra buche e rifiuti
di Paolo Barbuto
Lunedì 22 Marzo 2021, 00:00 - Ultimo agg. 10:16
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L’abitudine, spesso, ci fa attraversare luoghi che conosciamo senza guardarli. C’è voluto un appello letto per caso, lanciato sui canali social da una cittadina disperata, per farci tornare a via Orazio e fermarci finalmente a osservarla. L’appello per salvare dal degrado quella strada meravigliosa e panoramica ci era sembrato esagerato; invece la realtà con la quale ci siamo scontrati ieri è addirittura peggiore di quella presentata nel post. 

Non c’è un solo metro di via Orazio che si salva da quel degrado infido e avvolgente che parte dall’asfalto sgretolato, si arrampica sui marciapiedi sprofondati, si manifesta nei cumuli di rifiuti, aggredisce gli alberi che un tempo erano tanti e oggi sono dimezzati. 

Chi imbocca via Orazio svoltando da via Manzoni viene, immediatamente, accolto da un segnale inequivocabile: in bella vista sul marciapiede c’è un wc, abbandonato in mezzo a residui di lavori edili, scaricati da uno dei tanti pirati della monnezza. 

Proprio quel segnale di benvenuto regala la prima, inconfutabile, verità su questa scalcagnata città: non esiste una Napoli-bene in contrasto con l’altra Napoli.

Il degrado è la nuova “livella” che porta tutti nello stesso baratro: in periferia o al centro, professionisti oppure operai, tutti i napoletani devono fare i conti con l’incancellabile porzione di degrado che gli è stata assegnata. 

Provare a fare due passi sul marciapiede è una sfida alla sorte, una roulette russa dell’infortunio. Se l’asfalto sul quale passano le automobili è semplicemente sgretolato, come in tutto il resto della città, i marciapiedi di via Orazio sembrano letteralmente bombardati: costellati da voragini, sconnessioni, sprofondamenti senza soluzione di continuità e senza l’ombra di un cartello che indichi il pericolo, né di una recinzione che proibisca di finire dentro le buche. In particolare il percorso del marciapiede dal lato panoramico, nel tratto fra via Pacuvio e la parrocchia di San Gioacchino, è la rappresentazione estrema dell’abbandono da parte dell’amministrazione: lì non è solo questione di buche e sprofondamenti, c’è la mancata manutenzione del verde che lascia una foresta di erbacce, c’è la scarsa attenzione alla pulizia che permette la creazione di un tappeto di immondizia, c’è tutto quel che non dovrebbe essere in nessuna parte della città, men che meno in una delle strade più belle e panoramiche.

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Sapete quanti alberi dovrebbero esserci lungo via Orazio? 339, almeno secondo il numero di “fossette” (gli spazi quadrati destinati ad ospitare le piante) presenti ai lati della strada. Sapete quanti sono gli alberi superstiti? 191 in tutto perché gli altri 148 sono finiti nelle mire degli abbattimenti a ripetizione che hanno segnato un’epoca recente della vita della città. Anche qui, come in gran parte del territorio di Posillipo, c’è una imbarazzante teoria di tronchi tagliati e lasciati a marcire in attesa che cambi qualcosa; magari che si palesi un assessore al verde che, a prescindere dagli annunci e dalle promesse, sia capace di guardarsi attorno e decidere di far sparire le ceppaie marcescenti per farle sostituire con piante nuove.

Magari sarebbe il caso di coinvolgere anche il responsabile del decoro cittadino per chiedergli se ritiene le panchine piegate, spezzate, vandalizzate di via Orazio decorose, o se pensa, come tanti i napoletani, che anche quelle panchine rappresentino un’umiliazione per l’intera città. 

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