«Lungomare di Napoli devastato dalla tempesta perfetta: colpa di Castel dell'Ovo»

«Lungomare di Napoli devastato dalla tempesta perfetta: colpa di Castel dell'Ovo»
di Paolo Barbuto
Giovedì 16 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 17 Dicembre, 09:51
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Sapete perché a dicembre del 2020 via Partenope venne devastata dalle onde? Per colpa del Castel dell'Ovo. Il dettaglio viene fuori da un'approfondita indagine realizzata da sette studiosi e pubblicata qualche giorno fa sulla rivista internazionale Applied Sciences. Si tratta di uno studio scaturito nel giorni successivi alla tempesta che travolse la città e provocò ingenti danni al lungomare: l'ingegnere Alberto Fortelli, esperto di meteorologia, si fece promotore di un'iniziativa di approfondimento nella quale ha coinvolto un pool di esperti napoletani.

Partiamo da quella che, per noi, è la porzione più avvincente dello studio: il ruolo determinante di Castel dell'Ovo nella creazione di mareggiate sempre più intense e devastanti.

La questione sta tutta nell'effetto-sponda che avviene quando le onde vanno a impattare sul tufo del castello di Megaride (gli studiosi ci perdoneranno la semplificazione, ma è necessaria per comprendere). 

Secondo l'articolo, le onde del Mediterraneo si infilano nel golfo di Napoli inoltrandosi in un cuneo che ha una sponda nell'isola di Capri e, più vicino alla costa, l'altra sponda su capo Posillipo: quel cuneo punta dritto verso il lungomare di Napoli.

Le onde corrono in direzione di via Partenope, ma alcune arrivano davanti al Castel dell'Ovo e subiscono un violento impatto che tende a rimandarle indietro. Alle loro spalle, però, ci sono le altre onde che inglobano quelle respinte dal castello, accumulano così ulteriore potenza e vanno a scaricarla direttamente sul lungomare di Napoli.

Solo oggi, grazie a questo studio, viene ufficializzato il ruolo di Castel dell'Ovo nella forza delle mareggiate che impattano su via Partenope. I napoletani sanno, da sempre, che quando il mare è particolarmente agitato, proprio quella strada viene invasa dall'acqua del mare, ora c'è una spiegazione puntuale. 

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Ma perché gli eventi del 28 dicembre del 2020 hanno avuto una violenza tanto intensa da diventare distruttivi? Anche questo dettaglio è stato studiato nell'articolo che porta la firma di Alberto Fortelli del Dipartimento di Scienze della Terra della Federico II, Alessandro Fedele, Claudia Troise, Renato Somma e Giuseppe De Natale dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Marco Sacchi e Claudia Troise del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Quel giorno di fine dicembre dello scorso anno, oltre a una condizione meteorologica particolarmente avversa, si concentrarono nel mare di Napoli altri due eventi concomitanti: all'ora della tempesta la marea meteorologica e quella astrologica erano entrambe al massimo e avevano sollevato il livello del mare di un metro rispetto alle condizioni abituali. Così, mentre abitualmente le onde vanno a infrangersi sulle scogliere o sui muretti che delimitano la strada partendo da una certa base, quella notte le onde avevano un trampolino che le sollevava di un metro rispetto al solito. Ecco perché riuscirono ad impattare sulla terraferma con una potenza notevolmente superiore rispetto al solito, tale da distruggere il parapetto di via Partenope e di raggiungere perfino l'interno dei locali che affacciano sulla strada.

La mareggiata riuscì a colpire con tanta forza da svuotare letteralmente la terra che si trova sotto al marciapiede di via Partenope. Una potenza inaudita, generata dall'effetto del Castel dell'Ovo e dalla concomitanza di eventi meteo e alta marea che, secondo gli studiosi firmatari dell'articolo, si può verificare solo una volta ogni cento anni.

 

L'articolo, pubblicato sulla rivista Applied Sciences pubblicata dallo svizzero Multidisciplinary Digital Publishing Institute, è ovviamente denso di dettagli meteorologici, ingegneristici e storici ed è un importante documento di approfondimento scientifico.

Tra le curiosità che scaturiscono dopo l'approfondimento ce n'è una imprevedibile per i non addetti ai lavori: il momento più pericoloso durante una mareggiata è, paradossalmente, quello immediatamente successivo al calare del vento. Le folate, con la loro potenza, spezzano la cresta delle onde e ne riducono la potenza; quando il vento cala, il moto ondoso resta ancora intenso per un breve periodo: ma in quel momento, senza le folate, le onde riescono ad assumere forme meno frastagliate che consentono di accumulare una potenza superiore.

Infine sul ruolo del Castel dell'Ovo emerge un dettaglio, non ufficiale ma logico (lo spiega l'ingegnere Fortelli nel box qui a destra): per evitare il problema delle onde che aumentano di potenza a causa dell'impatto con il tufo basterebbe prevedere una scogliera, anche sommersa, che costeggia l'intero perimetro del castello. Gli scogli ridurrebbero l'intensità dei marosi che così non contribuirebbero più ad accrescere la potenza delle altre onde dirette verso via Partenope. 

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