Maradona, lo stadio San Paolo come un altare: qualcuno salvi il sacrario di Diego

Maradona, lo stadio San Paolo come un altare: qualcuno salvi il sacrario di Diego
di Giuseppina De Rienzo
Sabato 28 Novembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 15:09
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Ci sono anch'io sotto la Curva B dello stadio che, per decisione popolare - senza aspettare lungaggini burocratiche - è già stato intitolato al campione scomparso. Napoli - stadio Diego Armando Maradona: la scritta in stampatello nero risalta sui bagliori di una enorme targa, quasi le lettere fossero incise a caratteri di fuoco. Tra la gente: uomini, vecchi, donne, bambini, ho deciso di esserci anch'io, mescolarmi con gli altri che sfilano silenziosi, in punta di piedi, mentre insieme scorriamo davanti a quanto orna, sia l'intera inferriata che i dislivelli del selciato coperto da un mare di fiori, freschi o di carta, lumini, tra fogli, foglietti, album, disegni, lettere e peluches di ogni colore e grandezza, giochi preferiti dei bambini, che sicuramente se ne sono privati con gioia, a emulare la proverbiale generosità del loro re. Oggetti che ora il Comune vuole raccogliere per farne un museo. 

Diego la leggenda, Diego da piangere, anzi rimpiangere, per sempre. Chissà se non sono state proprio le lacrime che ho visto nei servizi televisivi o per strada, o nei discorsi con gli amici, a farmi interrogare sul perché anch'io mi sento travolta da questo dolore. Non sono tifosa, soprattutto il gioco del calcio non lo capisco e, lo confesso, quasi mi annoia. Dentro di me, però, so di conservare alcune immagini dei periodi d'oro con Maradona, quando mi fermavo a guardarlo, seguirne le acrobazie, scoprendomi col cuore smarrito da un'emozione misteriosa: la stessa che provo davanti a un quadro, davanti a una scena di un film o ascoltando un brano musicale, improvvisamente consapevole di trovarmi di fronte alla capacità geniale che solo i veri artisti posseggono: farmi entrare in contatto con quella che semplicemente si definisce arte. Piangiamo Maradona, il più grande, il genio che ci ha riscattati restituendoci il sogno.

Quell'AD10S, infatti, ingloba più di un basilare concetto: Dio, Addio e quel 10 che lo rappresenta. Sarà per questo che ciao Diego è composto da strisce di mozzarella sulla pizza margherita; per questo, perdere el Pibe de oro è come se al risveglio non avessimo più il Vesuvio; per questo tutti ti hanno visto nascere, e nessuno ti vedrà morire, con la certezza che chi ama non dimentica. Ciao Diego The King, un ragazzo poggia il dono di una maglietta là sul selciato chinandosi a baciarla come una reliquia. E ancora: Campione uomo e ribelle - grazie Diego, recita un lunghissimo striscione. Facile quindi per i napoletani identificarsi con quel ribelle dal momento che l'anarchia regna da sempre in questa città. E allora stavolta sotto il sacrario a lui dedicato non si vedono né si sentono note colorite.

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Perché si è nascosto quel gene di acclarata esagerazione di modi e azioni, che pur abbiamo ben visto durante l'ultimo giorno di libertà prima di questo lockdown? Io per prima mi chiedo perché, ai piedi dello stadio, mi sto muovendo assieme a gente silenziosa, non solo perché segnata dal dolore. Forse perché, questa volta, a emergere non è tanto la percezione di una perdita che non si può più recuperare, ma l'affacciarsi di un nuovo sentimento che non necessariamente si identifica soltanto in una dimensione di normale umanità. È la scomparsa di quel genere di uomo, non solo paritario al popolo che lo sta adorando, e mai smetterà di farlo, certo icona dei sud che arrancano e soffrono, ma anche icona di ognuno di noi. Lo raccontano quei poster dove Diego compare come un Gesù Cristo con un cuore trafitto da mille spade.

 

Da qui, allora, forse non è difficile arrivare all'icona del Joker che pur ci somiglia. Un Joker rappresentato nel momento più buio: appartenere ormai alla Morte. Lui, colpevole perfino di omicidio, è stato raccolto, portato a braccia, sollevato in aria da una folla che sapeva scorgerne l'innocenza. Forse per questo i napoletani oggi moderano i gesti e la voce, e addirittura raccolgono da terra una parte delle bottiglie vuote che fino a ieri avevano invaso disordinatamente lo stesso selciato, certo riscoprendo la necessità, il valore e l' ordine della compostezza, solo per ricomporre un ultimo messaggio: Diego-vita

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