Monte Faito tra boschi, business e polemiche: crociata tra enti

Monte Faito tra boschi, business e polemiche: crociata tra enti
di Fiorangela d'Amora
Sabato 13 Marzo 2021, 10:00 - Ultimo agg. 10:01
5 Minuti di Lettura

Per anni è stato la cenerentola dei Monti Lattari, dimenticato e terra di nessuno. Oggi il Monte Faito è il rifugio anti-Covid più ambito, e forse anche per questo al centro di una animata disputa amministrativa e istituzionale, che si è accesa alla notizia di trattative in corso tra il Comune di Vico Equense e Città Metropolitana per una permuta. Basti ricordare che pochi anni fa, nel 2007, il «complesso Immobiliare Monte Faito» - una superficie di 400 ettari su cui insistono fabbricati, manufatti e aree con antenne televisive - era stato venduto per appena 4 milioni di euro dalla Fintecna Immobiliare alla Regione Campania e all'allora Provincia di Napoli, in parti eguali, diventando così interamente pubblico. Oggi la stessa montagna, grazie anche al riammodernamento e alla riapertura della suggestiva funivia che dal mare riesce a portare in quota migliaia di persone al giorno, sta vivendo le promesse di una nuova stagione. Ci sono società specializzate che hanno presentato progetti per portare quassù le migliaia di start workers che il Covid ha liberato dall'obbligo dell'ufficio. Un business che passa da investimenti in fibra ottica e delivery ma anche dal riutilizzo di ville e piccoli hotel abbandonati negli anni.

LEGGI ANCHE Monte Faito, riparte la funivia 

Il declino era iniziato ancor prima quando, nell'agosto del 1996, scomparve dai boschi, mentre era a un picnic con la famiglia, la piccola Angela Celentano.

Il polmone verde del Faito, meta di turisti e residenti dei comuni vicini diventò un luogo oscuro di cui avere paura. Tutti si dileguarono, le strutture chiusero lentamente, e anche i comuni di pertinenza, Castellammare, Vico Equense e Pimonte, sembrarono aver perso l'interesse per la montagna sul mare. In quegli anni anche raggiungere il Faito sembrava una missione. Solo il versante vicano offriva una strada di collegamento, dal lato stabiese ancora oggi non si sale più. La Funivia era stata chiusa nel 1988, poi a fasi alterne fino alla definitiva riapertura nel 2016, mentre la strada che sale da Quisisana veniva chiusa perchè pericolosa a causa di continue frane e alberi caduti.

L'antico e suggestivo percorso peraltro era stato escluso dall'atto di vendita: ancora oggi è di fatto proprietà di una società fallita, la Fintecna, mentre il Comune di Castellammare non ha mosso un dito per risanarlo. Un degrado che dura ancora, del quale ogni tanto si parla quando si viene a sapere di privati che decidono di disboscare in autonomia e indisturbati, per godere della vista mare dai loro cittage, o di avventori che lasciano immondizia e accendono falò tra i boschi. Per non parlare delle coltivazioni illegali di marijuana che hanno guadagnato al territorio la fama di Giamaica dei Lattari. Ma chi vuole acquistare, o meglio permutare il 50% oggi di proprietà della Città Metropolitana, guarda a quello che potrebbe fruttare il Faito nell'immediato futuro. Da semplice comune di pertinenza, Vico diventerebbe proprietaria di uno straordinario bene ambientale, in cambio di una scuola da cedere a Città Metropolitana nella frazione di Fornacelle. La proposta viene formalizzata il 13 marzo dal sindaco Andrea Buonocore e dall'assessore al patrimonio Roberta Barbieri. Secondo Vico la compresenza dei due Enti ha dato vita a «un inedito condominio con la Regione che costituisce un oggetto estraneo alle attribuzioni della Città Metropolitana». Insomma tra loro i proprietari hanno scarso dialogo e funzioni diverse che non fanno il bene del Faito. 

Curiosamente, del passo in avanti di Buonocore il consiglio comunale non era stato informato e subito l'opposizione si è scagliata contro una scelta unilaterale. Rabbia e scalpore anche tra altri soggetti istituzionali tenuti fuori dall'operazione che rischiava di concludersi nel silenzio generale. «La Regione deve acquistare l'intero patrimonio - tuona il presidente del Parco Regionale dei Monti Lattari, Tristano Dello Joio - e passare a noi la gestione, come fu definito nel 2007. L'allora presidente del Parco riuscì ad ottenere fondi dal ministero dell'Agricoltura e li girò alla Regione per acquistare la metà del Faito». L'idea che debba essere solo la Regione proprietaria della montagna unisce la politica regionale, dal Movimento Cinque stelle a Forza Italia. «Sarebbe giusto - spiega la consigliera azzurra Annarita Patriarca - costituire una società regionale di gestione nella quale far confluire i Comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense e Pimonte, territori in cui ricade il Monte Faito, per una equa rappresentanza delle singole aree interessate». Decisamente arrabbiato il sindaco stabiese Gaetano Cimmino che dovrà vedere, se l'operazione permuta dovesse andare in porto, la città di Vico Equense proprietaria dei boschi fino a Quisisana, ai giardini e alle Fontane del Re. Un affronto per il quale Cimmino si è detto pronto ad andare in Procura e addirittura informare la Dda, visto che nessuno degli altri comuni di pertinenza del Faito erano stati informati della vendita, adombrando interessi oscuri. Ad oggi la montagna frutta agli Enti proprietari circa 400mila euro per il fitto delle antenne, piantate per lo più sul versante stabiese. Un risorsa che a cose fatte finirebbe per metà nelle casse del comune vicano. Per non parlare del progetto Terna, approvato dal ministero delle Infrastrutture, che prevede il passaggio di chilometri di piloni di elettricità dalla penisola sorrentina fino all'agro, passando appunto per la montagna. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA