Napoli, Giovedì Santo tra i malati per il vescovo Battaglia. «Noi medici non siamo degli eroi»

Napoli, Giovedì Santo tra i malati per il vescovo Battaglia. «Noi medici non siamo degli eroi»
Giovedì 1 Aprile 2021, 20:33 - Ultimo agg. 20:44
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Giovedì Santo simbolicamente tra medici e malati dell'ospedale Monaldi per l'arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia. «So cosa avete vissuto - ha detto il presule rivolgendosi ai medici nel corso dell'omelia - e cosa state vivendo da oltre un anno, so che mai vi siete tirati indietro, che avete rischiato e continuate a rischiare, so che ci siete, e che inevitabilmente tutto questo vi porta a una stanchezza profonda, ma nonostante ciò continuate a esserci. Ed io ho bisogno, stasera, chinandomi sui vostri piedi, accarezzandoli con acqua fresca, di dire grazie soprattutto perché ci state restituendo con la vostra vita e con il vostro impegno, sacrificando a volte anche le vostre famiglie, il senso dell'umanità: voi siete il segno di questa umanità».

«È bello sapere che c'è un Dio che questa sera si china, miei cari medici, infermieri e famiglie di tutti i nostri ospedali, su di voi - ha proseguito Battaglia -.

Fossimo stati in tempi normali senza restrizioni, mi sarei chinato per lavare i piedi a medici, infermieri, ammalati. È un gesto che indica la forza e la bellezza dell'amore e allora, non potendolo fare, permettetemi di chinarmi ugualmente in modo simbolico sui vostri piedi, di versare acqua fresca che possa dare sollievo alla vostra stanchezza».

«La vostra testimonianza - ha detto Battaglia ai medici - il vostro sacrificio è motivo di forza e significa davvero credere in un mondo migliore che sia davvero possibile, significa che davvero ci possono essere una storia e un mondo senza calcoli e interesse e in cui ciò che conta è l'amore. Siete il segno più bello di questa gratuità, che Dio vi benedica».

Battaglia ha evidenziato i momenti difficili che - ha detto - «vi hanno portato a fare i conti con il limite, l'impotenza della situazione che siete costretti ad affrontare. Ce la mettete tutta ma poi ti devi fermare perché non puoi fare di più e dentro di te senti scorrere le lacrime che sono segrete, nascoste, sono lacrime abitate da Dio e in quelle lacrime c'è tutto il senso del vostro coraggio e nonostante le difficoltà continuate ad amare quel camice». 

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«Avevamo bisogno di una trasfusione per continuare a lottare e andare avanti. Le dico grazie». Così il direttore generale dell'Azienda dei Colli, Maurizio Di Mauro, al termine della celebrazione del Giovedì Santo officiata dall'Arcivescovo di Napoli. «Lei ha fatto riferimento agli occhi - ha aggiunto - sembra incredibile: noi da oltre un anno, curiamo gli ammalati anche con gli occhi perché i farmaci faranno anche il loro effetto ma sono proprio gli occhi che forse danno forza e la fiducia che traspare sotto le tute». Di Mauro ha sottolineato che «a prescindere dall'esperienza del Covid, in ospedale si respira passione che ci fa sentire terreni. Noi siamo qui a fare il nostro dovere, non vogliamo sentirci chiamare eroi. L' ospedale è un luogo che accoglie la sofferenza degli ammalati che hanno bisogno della parole e delle mani, di sentirsi toccare e quel tocco trasmette fiducia ed empatia e anche questo serve per guarire». «Da oggi in poi - ha concluso Di Mauro - è come se iniziassimo da zero, mi sento già in forza. Continueremo ad assistere gli ammalti con le cure ma principalmente con il cuore e sono convito che grazie alla sua trasfusione troveremo ancora di più la forza di andare avanti».

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