Napoli, svolta sul crollo choc degli Incurabili: «Disastro provocato dagli abusi in un garage»

Napoli, svolta sul crollo choc degli Incurabili: «Disastro provocato dagli abusi in un garage»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 15 Aprile 2021, 00:01 - Ultimo agg. 18:51
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Aveva abbattuto un muro portante, probabilmente per ricavare più spazio dove parcheggiare auto, oro nel centro storico, almeno prima dell’avvento del covid. Aveva eliminato l’ingombro, senza immaginare le conseguenze, senza valutare l’eventuale impatto sull’intera struttura sovrastante. Ed è così che un intero complesso monumentale è stato sfregiato (si spera non in modo irrimediabile), diventando teatro di un crollo che solo per una fatalità non ha provocato danni alle persone.

È questa l’ipotesi che ha spinto la Procura di Napoli a notificare un avviso di chiusa inchiesta a carico di un privato cittadino, indicato come utilizzatore di un’autorimessa: disastro colposo è l’accusa mossa dai pm Federica D’Amodio e Stella Castaldo, magistrati in forza al pool guidato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, nell’ambito di un’inchiesta che fa leva sulla consulenza di un pool di periti nominati dalla Procura.

Ed è il consulente Luciano Nunziante ad aver messo in rilievo il probabile fattore scatenante del crollo: la rimozione di un muro portante, un intervento di edilizia privata non consentito dalla legge, che potrebbe aver provocato il crollo di un pezzo di storia napoletana. Ma facciamo un passo indietro, torniamo alla primavera del 2019, quando il pavimento interno alla chiesa, a pochi passi dal pulpito sprofondò in modo catastrofico. Nessun danno alle persone, tanta paura, con l’inizio del calvario di alcune famiglie che abitavano in zona Anticaglia e che furono costrette a lasciare le proprie abitazioni. Indagini sullo stato dei luoghi, c’è una prima conclusione, che chiama direttamente in causa l’uomo che aveva in gestione un garage sottostante e che probabilmente è responsabile di un intervento ritenuto oggi disastroso: quello legato alla rimozione di un muro portante, che ha reso meno solida e sicura l’area centrale del complesso. Nei suoi confronti la notifica di un avviso di chiusa inchiesta, atto con il quala la Procura mostra l’intenzione di chiedere un probabile rinvio a giudizio, si attendono le repliche del diretto interessato. Difeso dall’avvocato Antonio Prejanò, ora l’indagato avrà modo di replicare alle accuse, di avvalersi di perizie o testimonianze per dimostrare la correttezza della propria condotta. 

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Ma quello approdato a uno snodo decisivo in questi giorni, non è l’unico filone di inchiesta legato al crollo del complesso monumentale in zona Decumani.

Al di là delle eventuali responsabilità individuali, c’è un altro filone di indagine legato alla storia del crollo del 2019. E riguarda i finanzamenti disposti per il restauro dell’intera corpo dell’edificio toccato dal crollo. È in questo filone, che la Procura di Napoli ha svolto accertamenti in materia di pubblica amministrazione, per stabilire se sono stati impegnati finanziamenti pubblici e in che modo sono stati spesi. Ma proviamo a seguire il ragionamento degli inquirenti.

Sotto i riflettori, in questi due anni è finita una delibera del Comune di Napoli, che porta la data del 24 maggio del 2014. Chiaro il contenuto del provvedimento: «Approvazione delprogetto definitivo dell’intervento determinato “complesso degli incurabili” dell’importo complessivo di 4 milioni, nell’ambito del grande progetto centro storico di Napoli - valorizzazione del sito Unesco - finanziamento por Campania 2007/2013». Una delibera finita al centro delle verifiche, che punta anche a verificare eventuali responsabilità nel dissesto idrogeologico segnalato nei mesi precedenti il crollo all’interno della chiesa. Parliamo di episodi di frane e smottamenti, che hanno poi reso necessario il trasferimento - ovviamente a più riprese - dei tesori presenti all’interno della stessa farmacia degli Incurabili. Un lavoro a ritroso, che segue una serie di snodi amministrativi, che ha interessato gli enti locali, proprio nel tentativo di verificare se c’è stato un reale impegno di finanziamenti pubblici prima che si realizzasse il crollo per un possibile intervento colposo da parte del titolare della rimessa di automobili sottostante la chiesa. Ed è così che in questi mesi sono stati puntati i riflettori sui rapporti tra Regione (cui spetta la gestione iniziale dei fondi europei) e il Comune che, nell’ormai lontano 2014, deliberò un finanziamento destinato a puntellare l’intera area. 

 

Ma torniamo alla storia del garage, almeno secondo le conclusioni della Procura di Napoli. Nei primi mesi non è stato semplice districarsi in un dedalo di realtà e interventi sottostanti la struttura che è poi franata su se stessa. Un vero e proprio scavo, quello realizzato dai consulenti della Procura, sia sui passaggi amministrativi sia sulla realtà emersa dopo la rimozione delle macerie. Ed è in questo scenario che sono spuntate alcune vetture parzialmente o interamente interessate dal crollo del pavimento. Una circostanza che ha spinto la Procura a rivedere la stabilità della struttura, arrivando alla possibile causa del crollo: la rimozione di una colonna o di un muro portante, che ha fatto vacillare e implodere un edificio che era sopravvissuto a catastrofi naturali e bombardamenti. 

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