Napoli, sito archeologico «dimenticato» tra cumuli di rifiuti e carcasse d'auto

Napoli, sito archeologico «dimenticato» tra cumuli di rifiuti e carcasse d'auto
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 19 Gennaio 2021, 09:10
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Un tesoro archeologico giace nel degrado, accanto a carcasse di auto, amianto e rifiuti di vario genere. Preziosi reperti, in gran parte di epoca romana e in stato di totale abbandono, situati nel bosco della Salandra, un'area boschiva di ben 100 mila metri quadri, conosciuta anche come selva di Foragnano. Una decina di anni fa l'intera zona ottenne il vincolo dalla Soprintendenza ai Beni archeologici, ma da allora nessun passo in avanti è stato compiuto. Il bosco, racchiuso tra la collina dei Camaldoli e il versante di Marano che affaccia su Quarto, è ancora oggi una delle mete più ambite dagli incivili.

«Gli abitanti della zona e non solo, sversano di tutto - tuonano gli amanti del trekking e dell'escursionismo locale - La Salandra è l'ultimo polmone verde di Marano. Un luogo di grande fascino e ricco di storia, eppure i controlli sono inesistenti. Non vi è traccia nemmeno di una telecamera né di guardie ambientali». La selva, a un tiro di schioppo dallo splendido eremo semi rupestre di Pietraspaccata, nasconde un'infinità di «gioielli» pressoché sconosciuti al grande pubblico. Tra gli anni Ottanta e Novanta, il Gruppo Archeologico Napoletano individuò numerosi reperti di origine romana, in molti casi risalenti tra il I e il IV secolo dopo Cristo. Nel bosco, coperti da rovi, si possono scorgere i resti di una grande villa romana; un'antichissima cisterna a pianta rettangolare e volte a botte, e una pietra rettangolare con due incassi tipica di un torchio per la spremitura delle olive o uva.



Nelle aree a ridosso della dimora romana fu individuato inoltre, un abbondante materiale ceramico che ha consentito la datazione del complesso, nonché frammenti di mosaici a tessere bianche e nere, tubuli e tegole «mammate» che fanno ipotizzare l'esistenza di un ambiente termale.

Dieci anni fa, quando fu istituito il vincolo archeologico da parte della Soprintendenza, si parlò di una possibile e imminente acquisizione dell'area al patrimonio comunale. Non se ne fece nulla, anche perché - secondo alcuni studiosi - sarebbero prevalsi interessi e mire speculatorie. I palazzinari della camorra, oggi detenuti o invischiati in inchieste giudiziarie, si sarebbero mossi per fermare l'ambizioso progetto. Accadde, insomma, ciò che è accaduto anche per la vicina Pietraspaccata, dove l'eremo e la contigua chiesetta cadono a pezzi nel disinteresse generale. Nella Salandra, nel corso degli anni, sono stati ritrovati anche i resti di una necropoli con tombe a cappuccina, una tegola risalente al I secolo avanti Cristo e in epoca più recente, frammenti di ciotole e ceramiche dell'Età del Bronzo Medio.

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Nelle vicinanze del sito di interesse archeologico sono sorte nel corso dei secoli, anche alcune splendide masserie (Masseria di Foragnano di sopra e masseria di Foragnano di sotto), tipici esempi di strutture costruite su preesistenti edifici di epoca romana. Altre masserie, non meno suggestive, sono inserite nel tessuto urbano cittadino e risalgono al periodo svevo-angioino. La città di Marano, una cui parte è contigua al territorio flegreo, è ricca di edifici e monumenti di interesse archeologico ed artistico. Molto materiale è andato perduto e molto altro è stato devastato dal cemento selvaggio. In città (ma pochi ne sono a conoscenza) ci sono ben tre castelli: Torre Caracciolo, Castello Monteleone e Castello Scilla. E ancora: un monumento funerario (Ciaurro)al centro della villa comunale di via Pepe, dove - secondo la leggenda - sarebbe stato sepolto Marco Tullio Tirone, discepolo di Cicerone.
 

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