Procida, il mare sta divorando le spiagge: «Così il turismo è a rischio»

Procida, il mare sta divorando le spiagge: «Così il turismo è a rischio»
di Domenico Ambrosino
Domenica 21 Marzo 2021, 12:00
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Sos per la spiaggia della Chiaiolella, la marina turistica dell'isola. Le ultime mareggiate da ponente e libeccio hanno infatti investito gli arenili di Ciraccio e Ciracciello con inaudita violenza. Il mare ha letteralmente ingoiato il litorale. Sono in pericolo gli stessi stabilimenti balneari adiacenti. Le onde, ormai, infrangono direttamente sulle pareti del Lido di Procida, La Capannina, Lido Vivara, La Rotonda. In pericolo anche la scalinata che conduce allo stabilimento Maresia, sovrastante la spiaggia di Ciracciello, vicino ai due faraglioni.

Una massiccia frana, nel frattempo ha interessato il costone meridionale sovrastante la spiaggia di Ciraccio facendo precipitare sull'arenile centinaia di metri cubi di terriccio e scogli.

Nella zona intanto, è quasi scomparso il piccolo arenile denominato sciuscella, ormai raggiungibile solo da mare, meta di audaci innamorati.

L'arenile della Chaiolella, che si estende per circa 1500 metri, dal costone di Santa Margherita Vecchia fino ai cosiddetti Faraglioni, è la risorsa fondamentale della zona. L'economia turistica della marina ruota fondamentalmente attorno alla spiaggia. Il mare antistante l'arenile, infatti, gode di estesi bassi fondali. Il che consente, specie ai bambini, di fare il bagno in sicurezza. Da qui il turismo estivo, a carattere fondamentalmente balneare, di numerose famiglie che prendono in fitto centinaia di piccoli appartamenti privati.

«Bisogna fare qualcosa - dice Giorgio Formisano, titolare dello stabilimento La Rotonda - Senza spiaggia, rischia di annegare l'intera economia turistica della zona».

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Nel passato sono stati fatti alcuni tentativi di ripascimento della spiaggia, ma nessuno ha avuto buon fine. Nel 2002 fu attivato per esempio, a cura del Comune, un progetto di ripascimento dell'arenile attraverso il cosiddetto sistema BMS (Beach Management System) che avrebbe dovuto consentire la ricostruzione dell'arenile di circa otto metri. Ma dopo due anni, il progetto fu abbandonato perché non aveva raggiunto l'obiettivo. Il Comune tentò allora un'altra operazione attraverso l'aspirazione e la ridistribuzione di 2000 metri cubi di sabbia effettuata da una moto draga. Successivamente, si mossero direttamente i proprietari degli stabilimenti balneari. Sulla linea di battigia antistante gli stabilimenti fu sistemata una barricata di 250 sacchi di sabbia, da 150 kilogrammi di sabbia ognuno: dovevano fungere da cella di cattura della sabbia con la redistribuzione nelle zone dove era stata asportata. Ma anche questo tentativo fallì.

«Certo che non si può star fermi - incalza Giorgio Formisano - Nell'anno in cui Procida si fregia del titolo della capitale italiana della cultura, non può scomparire il turismo balneare». 

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