2 novembre, De Magistris:
«A Napoli legame forte coi defunti»

2 novembre, De Magistris: «A Napoli legame forte coi defunti»
Mercoledì 2 Novembre 2016, 14:08 - Ultimo agg. 21:19
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«Tra la Napoli dei vivi e quella dei defunti c'è sempre stato un legame fortissimo che si rinnova lungo tutto l'anno, ma che in questi giorni nei nostri cimiteri c'è sempre un'affluenza maggiore e siamo contenti che in questo ponte tutto si sia svolto tranquillamente». Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che come ogni anno nel giorno dei Defunti si è recato al cimitero di Poggioreale. Il primo cittadino, accompagnato dai vertici delle autorità civili e militari, ha deposto un cuscino di fiore nella Cappella Undici fiori del Melarancio e, successivamente, si è recato a omaggiare con delle corone le cappelle in cui sono sepolti i Presidenti della Repubblica Giovanni Leone ed Enrico De Nicola. Con il sindaco, anche l'assessore con delega ai Cimiteri Ciro Borriello che, rispetto alla messa in funzione del forno crematorio inaugurato la scorsa primavera, ha sottolineato che «si è in attesa delle necessarie autorizzazioni ambientali da parte della Regione. Non appena le avremo - ha aggiunto - saremo in grado di fissare una data precisa per l'apertura del crematorio su cui noi puntiamo molto ritenendo la cremazione un istituto che va perseguito in un tempo in cui anche la Chiesa ha dato finalmente il via libera in questa direzione».

«Con la morte la vita è tolta materialmente, ma è trasformata in una nuova vita, quella vera che durerà per l'eternità». Così l'Arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, nel giorno della celebrazione dei Defunti presso la Chiesa monumentale del cimitero di Poggioreale. Sepe, prima di celebrare il rito religioso, rispondendo alla stampa anche in relazione al terremoto che sta devastando il Centro Italia e che, lo scorso agosto, ha causato circa 300 vittime, ha affermato che la giornata in memoria dei defunti «è un momento di riflessione per tutti noi rispetto alla perdita della vita singola e della vita di comunità. Ci sono - ha aggiunto - vittime della violenza, dell'ingiustizia e tutto questo ci procura dolore, sofferenza, ma dobbiamo anche considerare la morte come un inno alla vita, un inno alla gioia perchè con la morte terrena la vita non è conclusa». Sepe ha evidenziato che dopo la morte «non c'è un baratro, un vuoto per cui i morti non si cosa fanno e dove sono. Dopo la morte - ha ricordato il cardinale - c'è un'apertura a quel Dio che è il Signore della vita e che continua a dare vita a quanti ci hanno fatto del bene. Un bene - ha concluso - che non si disperde, ma che continua a essere oggetto di quella felicità che ci è stata promessa».

 

 

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