Scandalo all'Accademia Belle Arti, la resa del prof sotto accusa: «Basta, mi dimetto»

Scandalo all'Accademia Belle Arti, la resa del prof sotto accusa: «Basta, mi dimetto»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 07:00 - Ultimo agg. 14:18
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«La scelta di risolvere il mio rapporto con l'Accademia è esclusivamente legata alla mia volontà di preservare sempre, e indipendentemente dalle mie ragioni, la serenità degli allievi e dell'ambiente in cui studiano». È sera quando il prof finito nell'occhio del ciclone per presunti abusi sessuali nei confronti di una alunna, getta la spugna. Ricorda, in una breve lettera inviata ai vertici dell'Accademia, quanto fatto durante il periodo di lavoro. Ma lascia - «in silenzio» - promettendo di difendersi nelle «sedi giudiziarie».

È l'epilogo di una triste e lunga vicenda che ha coinvolto tutta l'Accademia. Tanto che ieri a supporto del docente indagato e della studentessa coinvolta sono intervenuti due psicologi. Lui docente cinquantenne, regista in carriera, ora interrotta dal punto di vista accademico, difeso dagli avvocati Lucilla Longone e Maurizio Sica. Lei appena ventenne, che ha confermato agli investigatori una storia di presunta violenza sessuale. Strano destino per i due protagonisti del sexgate di via Bellini. Entrambi si dicono vittima di qualcosa, entrambi sono alle prese con le conseguenze di una relazione vissuta all'insegna della reciprocità, della complicità clandestina.

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A sentire lei, la violenza sessuale che avrebbe subito sarebbe la conseguenza di una condizione di assoggettamento, provocata dal fatto di essere la neo iscritta nel corso più ambito dell'Accademia, al cospetto con un professore noto e stimato, forte di un curriculum di spessore nazionale. Diversa la versione del docente, che nega ogni pressione, si limita ad ammettere di aver avuto una relazione con la studentessa (ma lontano dalle mura universitarie e comunque al di fuori delle dinamiche di valutazione), tanto da portare dinanzi al magistrato la trascrizione di tutte le chat passate via whastapp, instagram e telegram. Insomma, una storiaccia. Una brutta vicenda resa pericolosa dalla deflagrazione del caso sui social e su youtube, dove per alcuni giorni sono comparsi riferimenti espliciti al volto e al nome del docente indagato. Una escalation di particolari morbosi, di messaggi audio e screenshot tagliati in modo unilaterale: non è possibile capire se si tratta di avance o di pezzi di conversazioni tenute con la studentessa ma estrapolate ad arte per dimostrare la tesi della violenza sessuale. Una vicenda che fa i conti anche con denunce a mezzo stampa, interviste, appelli e interventi di ogni tipo, che sembrano tutti finalizzati a delegittimare il docente, in uno scenario in cui si fa volutamente confusione tra gli ambiti: si fa confusione tra un approccio spinto e una molestia sessuale; tra un flirt inopportuno e uno stupro. Ma proviamo a stare ai fatti: tra settembre e dicembre scorsi, si consuma la liaison tra il docente e la sua alunna. La ragazza ha già superato il test di ammissione al corso del professore-regista, quando hanno inizio i primi contatti. Stando alla ricostruzione offerta dall'indagato ai pm, il primo contatto viene cercato da lei, con una emoticon di una faccina, alla quale il docente risponde con un punto interrogativo (come a dire: chi sei?). Poi il rapporto devia su un binario sbagliato, non corretto, perché consumato tra un docente e una sua alunna, per altro con un gap generazionale di oltre trent'anni. Il resto ce lo raccontano le interviste pubblicate in questi giorni alla ragazza. Domenica sul Corriere del Mezzogiorno, ma anche sul quotidiano on line Fanpage, dove addirittura la presunta vittima dello stupro si fa inquadrare di spalle, anche se risponde con una voce falsata, metallica. In sintesi, la ragazza sostiene la tesi dello stupro: mi ha invitato a casa - spiega -, mi ha portato per mano in camera da letto, ero come soggiogata, non sono riuscita ad opporre resistenza. Sempre nella stessa intervista, la ragazza conferma di essere in cura, di avere il sostegno di una psicoterapeuta, ma anche di aver subito un contraccolpo psicologico subito dopo l'atto sessuale. Ma a leggere le carte depositate dalla difesa del docente, saltano invece agli occhi i tanti messaggi spregiudicati della ragazza, a proposito di pratiche legate proprio all'assoggettamento della donna nei confronti del maschio. Un caso di doppia personalità? Una domanda che attende gli esiti della copia forense sul cellulare della studentessa (che dovrebbero confermare il contenuto dei messaggi depositati dalla difesa del docente, ndr), per mettere a fuoco un rapporto entrato spedito in un fascicolo giudiziario. Abusi sessuali, un uomo contro una donna. Un mondo di accuse e sospetti vomitato dai social, la caccia all'intervista all'esterno dell'Accademia. E due soggetti costretti all'assistenza psicologica, di fronte al rischio di suicidio confidato a chi prova a stare accanto alla presunta vittima e al presunto aggressore.
 

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