Acerra, il boss Mariniello conosceva i suoi killer: in gioco il controllo degli appalti

Acerra, il boss Mariniello conosceva i suoi killer: in gioco il controllo degli appalti
di Pino Neri
Martedì 19 Febbraio 2019, 13:24
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Le indiscrezioni d'indagine ormai lo danno per certo: Vincenzo Mariniello, il boss ucciso domenica mattina mentre stava uscendo di casa a bordo della propria auto, conosceva i suoi assassini. Il delitto si è consumato nel più totale silenzio. Niente urla, nessun precipitoso tentativo di fuga. Assenza completa di testimoni per strada. Si parla anche di una telefonata, una chiamata fatta a Mariniello per farlo uscire dal suo appartamento, ubicato nel palazzo di famiglia, tre piani per altrettanti appartamenti di pregio nel centro più residenziale di Acerra, il rione Parco Gravina. Dopo la telefonata la vittima è scesa, praticamente per incontrare i suoi sicari, che lo hanno avvicinato con una scusa e poi gli hanno sparato a bruciapelo.
 
Il corpo di Mariniello è ancora a disposizione della Dda nell'obitorio giudiziario. Non si sa quando si terranno i funerali. E non si sa neppure se si faranno visto il timore che l'estremo saluto al boss si trasformi nella «consueta« occasione per manifestare una capacità di risposta ai clan che hanno deciso quest'omicidio. Un omicidio eccellente. Vincenzo Mariniello faceva parte di un clan che ha fatto la storia della camorra acerrana, la camorra che conta, quella degli intrecci con gli appalti, la politica, dei traffici internazionali, delle estorsioni. Una camorra che però sapeva mediare, sapeva stringere accordi, patti, creare lunghi periodi di pax mafiosa. Ora quella pace sembra destinata a finire. Ora si teme una guerra senza esclusione di colpi.

Sempre in base alle stesse indiscrezioni, la pista battuta dagli inquirenti è quella interna, tutta acerrana. Ci sarebbe un clan intenzionato a rientrare nel pericolosissimo giro delle spartizioni: droga, estorsioni, appalti. Un clan rimasto ai margini per troppo tempo ma che con questo delitto ha voluto lanciare un segnale. Un gruppo che ha puntato molto in alto. Vincenzo Mariniello era il figlio di Gennaro, capo camorra con spiccata indole imprenditoriale e politica, ucciso 19 anni fa. Il capoclan il cui arresto per le estorsioni al cantiere della Tav provocò, nel 1995, un terremoto politico. Ma cinque anni dopo, nel marzo del 2000, un cecchino pose fine al regno del boss dei «camurristielli» sparandogli un colpo da lunga distanza con un fucile di precisione.

Intanto, l'ultimo delitto nella città dell'inceneritore e del polo dei rifiuti più grande della Campania risaliva a ben tre anni e mezzo fa, quando un sicario fece fuori Adalberto Ignazio Caruso, 57 anni, cognato di un personaggio importante nel panorama acerrano, Cuono Lombardi. Eppure, nonostante la potente parentela, non seguì nessuna guerra di camorra. Adesso però si teme una sanguinosa faida. Vincenzo Mariniello era uno di quelli che contano, a capo di una famiglia grande, ramificata, fatta anche di professionisti, di persone influenti.
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