Napoli, Sergio Capparelli ammazzato sotto casa: «Era stato condannato per violenza sessuale»

Napoli, Sergio Capparelli ammazzato sotto casa: «Era stato condannato per violenza sessuale»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 30 Settembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 07:59
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Lo hanno atteso sotto casa, scaricandogli contro tutti i colpi a disposizione. Sette proiettili lo hanno raggiunto al petto e alla schiena, in un’esecuzione a freddo, consumata con una buona dose di disprezzo. Rione Traiano, via Marco Aurelio, tre di notte. Buio pesto, all’esterno dei condomìni popolari di Soccavo, ucciso il 54enne Sergio Capparelli, un pregiudicato noto alle forze dell’ordine del posto. Non era organico ai clan della camorra locale, ma aveva precedenti per fatti di droga e, cosa probabilmente non secondaria, per un caso di violenza sessuale. Ed è da qui che prendono le mosse le indagini, per ricostruire moventi e responsabilità dell’ultimo agguato messo a segno in città. C’è un particolare, nella storia individuale del 54enne: poche settimane fa, era stato condannato a otto anni di reclusione, per un episodio scabroso, che sarebbe stato consumato nei confronti di una persona del posto. 

Materia complessa, delicata, anche alla luce della posizione che aveva assunto Capparelli nel corso del processo per il quale era stato condannato.

Aveva fatto appello, dicendosi convinto della possibilità di dimostrare la propria innocenza nel corso del secondo grado di giudizio, ma non ha fatto in tempo. O meglio. I killer hanno fatto decisamente prima del processo. 

 

Scenario criminale tutto da approfondire, in una inchiesta in cui non viene scartata alcuna ipotesi. In questo senso, il 54enne potrebbe essere stato ammazzato per fatti legati alle gestione di un piccolo traffico di sostanze stupefacenti, roba che al rione Traiano non passa certo inosservata. Ma torniamo in via Marco Aurelio. Ha da poco smesso di piovere, quando i killer entrano in azione. A consumare l’agguato sono stati probabilmente due soggetti, che hanno attirato il 54enne in una trappola. Colpi alle spalle e al petto, in una sequenza durata alcuni secondi. Sangue, paura e silenzio. È probabile che chi ha ucciso Capparelli sia stato notato da parte di alcuni residenti, ma il silenzio attorno a questa storia resta fitto. Omertà, a prescidere dal movente, come per altro accade spesso da queste parti. Un quartiere difficile, quello incastonato sul versante occidentale della periferia napoletana, come appare evidente dall’uso di armi e violenza. 

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Quattro omicidi dall’inizio dell’anno, nella sola zona dell’area ovest, decine di “stese”. Finanche il giallo di Davide Fogler, il clochard colpito a morte lo scorso luglio, in circostanze rimaste misteriose. Ricordate il caso di Bagnoli? Conviene aprire un inciso, giusto per ricordare a tutti il livello di omertà che si respira da queste parti: Davide viene ammazzato nel basso-tugurio, da un killer solitario, che ha avuto gioco facile a diventare un fantasma. Nessuno lo ha visto, nessuno si è accorto della sua presenza, né ha avvertito la detonazione dello sparo. Omicidio senza movente, almeno per il momento, in una zona abituata da tempo a fare i conti con ogni genere di violenza. E di vendette, sempre per rimanere al giallo della scorsa notte. Chi ha ucciso il 54enne? Verifiche in corso sulla sua utenza telefonica, si scava negli ambienti dello spaccio di droga, dove chi conduce affari all’esterno del “sistema” non è guardato di buon occhio. Poi c’è la storia della violenza sessuale. Un reato spregevole, che basta da solo - anche solo come ipotesi - ad alimentare rabbia e sentimenti di vendetta. Una vicenda che risaliva al 2017, che aveva dato la stura ad un processo a carico dello stesso Capparelli. Poche settimane fa la condanna in primo grado, poi la decisione da parte del legale del 54enne di articolare i propri motivi di appello, nel tentativo di ribaltare la condanna di primo grado. Una strategia che non ha impedito a qualcuno di bruciare tutti sul tempo, con una sentenza di morte impossibile da ribaltare.  

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