Non riescono a darsi pace i familiari di Sonia Battaglia, l'assistente scolastica ricoverata in terapia intensiva all'Ospedale del Mare dopo essere stata sottoposta il primo marzo alla prima dose del vaccino AstraZeneca. Una donna sana, così come viene descritta dai figli, che già due giorni dopo la somministrazione del siero aveva iniziato a stare male. Prima il vomito, poi l'incapacità di parlare e infine una parziale paralisi sul lato sinistro del corpo. Tutti sintomi che spinsero immediatamente i familiari a richiedere l'intervento dei sanitari che però, raccontano, le avrebbero sconsigliato il ricovero.
È stato allora che Raffaele Conte ha deciso di accompagnare la mamma al pronto soccorso. «Mia madre è in coma da allora – racconta oggi Raffaele – e nessuno sa dirci come sia possibile.
Ad oggi, però, non è stata riscontrata alcuna correlazione tra il vaccino e il quadro clinico osservato sulla donna. Una 54enne assistente scolastica in un istituto di San Giorgio a Cremano che tutti descrivono come generosa e professionale. «È stata proprio la sua grande dedizione al lavoro – continua il figlio – a spingerla ad andare a vaccinarsi. Nonostante le paure per le voci che giravano in quei giorni, mamma non ha avuto esitazioni ma la cosa non può e non deve finire qui. Noi abbiamo intenzione di agire legalmente contro i sanitari che le sconsigliarono di andare in ospedale, perché crediamo si sia trattato di omissione di soccorso. E non ci fermeremo finché non sapremo la verità sui lotti incriminati e su cosa sia realmente accaduto. È una cosa che va fatta non solo per dare giustizia a mia madre ma per il bene di tutti quelli che guardano questa vicenda in attesa di risposte».