Bar e ristoranti chiusi in Campania, è caos sugli aiuti: i fondi non bastano per tutti

Bar e ristoranti chiusi in Campania, è caos sugli aiuti: i fondi non bastano per tutti
di Valerio Iuliano
Mercoledì 23 Dicembre 2020, 08:30 - Ultimo agg. 08:35
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Le perdite sono elevatissime e compensarle, anche solo in parte, non sarà facile. L'ordinanza del presidente della Regione Vincenzo De Luca, che ha sancito l'introduzione della zona arancione dal 20 al 23 dicembre, ha avuto conseguenze enormi sui 3300 ristoranti di Napoli e provincia, già pronti a riaprire. I ristori per tutta la categoria sono l'unica soluzione possibile per limitare l'impatto delle mancate riaperture. Ma l'attuazione della misura si preannuncia più complicata del previsto. Le stime della Fipe sui mancati incassi delle quattro giornate che precedono il 24 dicembre aiutano a comprendere la difficoltà di concedere bonus generalizzati. 

«Dal 20 al 23 dicembre 2019 - spiega Massimo Di Porzio, titolare del glorioso ristorante Umberto - abbiamo fatturato 19mila euro. Moltiplicando il nostro fatturato per i 3300 ristoranti del territorio, viene fuori un fatturato per queste quattro giornate di 62 milioni di euro. Naturalmente bisogna tener conto del fatto che dal 20 al 23 avremmo riaperto solo a pranzo e non anche a cena, come avvenne lo scorso anno». A questo bisogna aggiungere un altro fattore. Le dimensioni medie dei ristoranti partenopei sono più ridotte rispetto a Umberto. In base a tutti questi elementi Di Porzio valuta un mancato fatturato pari ad un terzo di quello stimato all'inizio. «E così arriviamo intorno ai 20 milioni di euro», sottolinea Di Porzio. Il presidente di Confesercenti Vincenzo Schiavo sottolinea che «per poter dare risposte significative a tutta la categoria ci vorranno almeno 20 o 30 milioni di euro».

Il fatturato perduto a causa dell'ordinanza regionale si aggiunge, naturalmente, a quello già ragguardevole, che è scaturito da quasi 2 mesi di blocco dell'attività per le misure di contenimento dell'epidemia, introdotte dal governo.

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Ma i ristori promessi da Palazzo Santa Lucia riguardano le quattro giornate tra il 20 e il 23 dicembre. In ogni caso le cifre stimate dalle associazioni sono notevoli e non sarà facile reperire risorse in breve tempo, come reclamano i ristoratori. «Abbiamo inviato una lettera all'assessore regionale Marchiello - spiega Massimo Di Porzio - per chiedere chiarimenti. Il ristoro dovrebbe avvenire - uso il condizionale perché in questo periodo nulla è certo - attraverso le Camere di Commercio. Ma non si conoscono né gli importi, né le modalità di fruizione, né la procedura da seguire. Le aziende hanno bisogno di risarcimento immediato. Quindi aspettiamo una comunicazione urgente». È evidente che per accontentare una platea così ampia come quella dei ristoratori - a cui bisognerebbe aggiungere forse anche i titolari di bar, oltre 20mila in tutta la Campania - occorrerà uno sforzo economico e organizzativo non indifferente. Il presidente della Camera di Commercio Ciro Fiola ha dato la sua disponibilità a sostenere le imprese, ma è verosimile che debba arrivare prima un provvedimento della Regione, utile a spianare la strada ai ristori. L'ente camerale potrebbe, forse, supportare Palazzo Santa Lucia, attraverso la definizione di bandi ad hoc, a beneficio delle aziende. Ma sembra piuttosto difficile da realizzare l'ipotesi di un intervento finanziario solo dell'ente camerale. In ogni caso il percorso verso la definizione dei ristori sembra più accidentato rispetto a qualche giorno fa. Bisognerà attendere le mosse di Palazzo Santa Lucia per capire quello che accadrà.

Sui criteri utili per fissare l'entità del ristoro, sono in campo molte possibilità. Una di queste ricalca il meccanismo utilizzato dall'Agenzia delle Entrate per i ristori governativi, con l'importo calcolato in base alla perdita di fatturato dell'azienda, rispetto all'anno precedente. Una soluzione che, però, richiede tempi abbastanza lunghi, considerata la necessità di attingere ai database delle Entrate per valutare i fatturati. E su quest'eventualità grava anche il precedente di ristori mediamente piuttosto esigui, che hanno già suscitato le lamentele della categoria. Molto più probabile l'adozione di una soluzione che prevede la concessione di un benefit uguale per tutti, pur con le probabili proteste da parte di alcuni grandi esercizi che questa comporterebbe. Mentre l'eventualità di calcolare l'importo del bonus, in base alla spesa effettuata dai ristoranti nei giorni scorsi, è impraticabile. Ma per i ristoratori non c'è tempo da perdere.

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