Bar e ristoranti all’aperto, stop tavolino
«selvaggio»: dal primo aprile si paga

Bar e ristoranti all’aperto, stop tavolino «selvaggio»: dal primo aprile si paga
di Luigi Roano
Giovedì 24 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 25 Marzo, 08:03
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Tra otto giorni, vale a dire dal primo aprile, “tavolino selvaggio” - quel fenomeno scoppiato con l’emergenza Covid dove gli esercenti non pagano il canone di occupazione suolo pubblico e possono prendere tutto lo spazio che vogliono - subirà la prima grossa frenata. Dal primo aprile il Cosap va pagato e in proporzione agli spazi occupati. Le tariffe attuali vanno dai 60 ai 70 euro a metro quadro a seconda della zona della città. E stando a quello che trapela, si sta lavorando a una tariffa, almeno nel primo periodo post emergenza “calmierata”. Così come si sta già facendo nella capitale dell’aperitivo: Milano.

Il secondo step che dovrà essere fatto per buona parte già in estate è il piano dei dehors per cancellare il disordine urbano delle piazze piene di tavolini senza nessuna linea guida. Una nota del Comune - già recapitata a tutti gli esercenti - chiarisce bene la questione: «Con la legge dello Stato numero 15 del 25 febbraio 2022 i “permessi temporanei per emergenza Covid” dei pubblici esercizi sono stati prorogati dal 31 marzo al 30 giugno 2022. La legge, tuttavia, non proroga l’esonero dal pagamento del canone, pertanto dal 1 aprile 2022, anche i soggetti che occupano il suolo pubblico per l’emergenza Covid dovranno provvedere al pagamento». La legge in questione è il “Milleproroghe”. Insomma, per altri tre mesi si possono mantenere ancora i grossi spazi occupati, ma pagandoli. Dopo la musica cambierà. Tant’è, contro “tavolino selvaggio”, l’azione di Palazzo San Giacomo è strategica.

Nel senso che - piazze e marciapiedi trasformati in accampamenti con ombrelloni da spiaggia e le sedie di plastica - dovranno lasciare spazio ad attrezzature in linea con una città d’arte quale è Napoli. Dove i turisti arrivano a frotte e devono essere accolti in una cornice adeguata. Al riguardo è sostanzialmente ultimato il piano per i dehors che impatterà in particolare sulla parte del centro storico Unesco per poi estendersi a Chiaia, Posillipo, Capodimonte e oltre. La formula che il Comune mette in campo si può sintetizzare così: coniugare il miglioramento della qualità urbana con le attività di ristorazione. 

L’assessore al Commercio Teresa Armato tende la mano agli esercenti, il percorso deve essere condiviso: «Vogliamo dare nuove regole e certezze per le imprese e gli esercenti. Intanto - racconta l’assessore - non cambiano le occupazioni per tre mesi cioè fino a fine giugno. Il milleproroghe decide che dal primo aprile ci sia il pagamento a differenza di come è stato nel tempo dell’emergenza. Definiremo nelle prossime ore le tariffe insieme con l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta e con il confronto con le associazioni di categoria». Quindi la rivelazione: «Nel frattempo il gruppo di lavoro fra Sovrintendenza, Camera di commercio, Comune e Federico II, sta definendo le “regole dehors” per la zona Unesco. Il nostro obiettivo è di confrontarci con gli operatori per tutelare il loro lavoro ed offrire ai cittadini ed ai turisti una città accogliente e viva».

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Un tavolo che torna a riunirsi anche in queste ore perché bisogna correre tenendo presente che con la primavera che sta arrivando anche climaticamente e soprattutto l’estate si annunciano molti turisti e soprattutto tanti napoletani che affolleranno le strade. Tavolo al quale per l’università federiciana siede il docente di Architettura Mario Rosario Losasso. È lui che sta - di concerto con gli altri partecipanti - lavorando ai dehors e su come riempire gli spazi elevando la qualità urbana. «Siamo a buon punto - racconta il docente - il tavolo ha prodotto linee guida. C’è un lavoro capillare per tutta una serie di strade a iniziare dal centro storico Unesco, punti caldi che vanno razionalizzati, salvaguardando l’esistente e riordinandoli. Con la consapevolezza che c’è sempre una convergenza di interessi commerciali, per la ristorazione. E tra questi interessi c’è una città d’arte e tutti devono essere valorizzati». Losasso entra nel dettaglio: «Le attività commerciali all’aperto devono essere come delle vere attrezzature urbane che contribuiscono al miglioramento della qualità urbana. Abbiamo previsto in ogni ambito delle posizioni e dimensioni unificate dei dehors. Una città attrattiva e ordinata è un guadagno per tutti e per questo tutti devono fare la loro parte. Compreso il commercio». Lo studio - sostanzialmente - tiene in considerazione la qualità architettonica dei dehors, ma soprattutto la loro dislocazione sul territorio perché l’impatto non sia quello di questi anni, ovvero tavolino selvaggio. In questo contesto - a titolo di esempio - se si sta in una piazza che è un emiciclo non è che si possono avere i tavolini ammassati al centro come accade oggi. 
 

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