Buoni spesa, al Comune di Napoli un tesoretto di 4 milioni: «In arrivo nuovi aiuti»

Buoni spesa, al Comune di Napoli un tesoretto di 4 milioni: «In arrivo nuovi aiuti»
di Luigi Roano
Martedì 14 Aprile 2020, 09:00 - Ultimo agg. 16:34
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Praticamente la metà dei soldi è rimasta nelle casse del Comune. Perché le richieste del buono spesa da 300 euro sono state 18mila appena, al Comune se ne aspettavano almeno 30mila. Così degli 8,6 milioni che Palazzo San Giacomo aveva programmato di spendere - 7,6 sono arrivati dal governo - ne sono stati consumati solo 4,4 la restante quota, 4,2 milioni, è lì nei forzieri del Comune in attesa di essere utilizzata. Palazzo San Giacomo - va sottolineato - è l'unico Municipio italiano che ha già validato tutte le domande, quindi sa già quanto spenderà, appunto 4,2 milioni. Ne avanzano 4,4 e sta decidendo in queste ore cosa farne, queste le prime indiscrezioni che trapelano.
 

 

Si fanno ragionamenti e conti nella giunta presieduta dal sindaco Luigi de Magistris su come investire il tesoretto. Di sicuro anche gli assessori e l'ex pm sono rimasti spiazzati dalla bassa richiesta dei buoni spesa che getta una luce diverse su quanti siano davvero i poveri in città. O almeno quelli che sono disposti a venire allo scoperto. Le opzioni per mettere a disposizione di chi ne ha bisogno davvero questi fondi sono molteplici. Per esempio, allargare la platea degli aventi diritto - si ricorderà che ne sono esclusi coloro che già sono titolari del reddito di cittadinanza e del reddito di inserimento - come fare un secondo giro del buono spesa e darlo di nuovo agli stessi 18mila, oppure estenderlo almeno in parte a chi percepisce anche altre misure di sostegno. Il punto di partenza è che i soldi sono vincolati al sostegno della famiglie più disagiate e non possono essere spesi in modo diverso. I 4,2 milioni potrebbero addirittura crescere se si considera che il Comune sta facendo dei controlli su 600 richieste arrivate da una sola mail da un ente non associato al Comune. La sostanza è che le verifiche dei dati incrociati con l'anagrafe sono ancora in corso su una serie di pratiche in sospeso. In caso di esito negativo la cifra a disposizione di Palazzo San Giacomo sarebbe ancora più grossa. Chiarita la questione dei numeri, va ricordato che a Napoli il disagio sociale c'è ed è sotto gli occhi di tutti, ora il passo successivo è individuarlo.
 

Monica Buonanno, assessora al Lavoro e alle Politiche sociali, in queste ore sta studiando i dati e non e fa mistero. Sulla pagina fb dello stesso assessorato spiega come stanno le cose e lancia uno sguardo sul futuro prossimo. «Abbiamo fatto insieme un lavoro straordinario - scrive la Buonano - e per la prima volta ci siamo misurati con l'individuazione di una platea che non era mai stata affrontata se non con strumenti statistici o con riflessioni accademiche. Per la prima volta abbiamo iniziato a definire in modo qualitativo e quantitativo la platea cittadina dell'estrema povertà, in tempi rapidissimi e con un processo completamente trasparente e telematico». L'assessora poi conclude il suo ragionamento: «Abbiamo realizzato un modello che sarà utile anche per il posizionamento di politiche successive; perché solo conoscendo le platee, le politiche pubbliche possono essere allocate in modo giusto, equo e trasparente». 

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