Castellammare, nella scuola abbandonata il bunker del clan D'Alessandro: droga e allevamento di pitbull

Castellammare, nella scuola abbandonata il bunker del clan D'Alessandro: droga e allevamento di pitbull
di Dario Sautto
Venerdì 26 Marzo 2021, 23:55 - Ultimo agg. 27 Marzo, 19:35
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Una scuola trasformata nel covo del clan. Un luogo di cultura e riscatto era diventato il simbolo del potere della camorra. Siamo nella scuola «Catello Salvati», nel cuore del rione Scanzano di Castellammare. Una decina d’anni fa la carenza di alunni e la riorganizzazione degli istituti scolastici avevano costretto alla chiusura il plesso scolastico di quel rione. Lì, dove la camorra del clan D’Alessandro ha eretto la sua roccaforte da oltre quarant’anni, un qualsiasi edificio abbandonato diventa subito proprietà dei camorristi, che ci nascondono armi e droga, ci allevano i cani da combattimento e addirittura organizzano i summit per pianificare strategie ed omicidi. Lì, dove lo Stato è costretto a fare un passo indietro chiudendo una scuola o lo stabilimento delle ormai ex Terme di Stabia, il clan D’Alessandro è avanzato in maniera inesorabile. Pochi giorni fa si è chiusa con 16 arresti la maxi inchiesta dell’Antimafia «Domino bis», con i carabinieri che hanno portato in carcere anche il 22enne Luigi D’Alessandro, terza generazione del clan di famiglia: figlio di Pasquale, è nipote del defunto capoclan Michele e dell’attuale reggente della cosca Sergio Mosca. Proprio lui e il nonno Sergio Mosca avevano trasformato la scuola Salvati nel bunker per i summit, installandovi persino un allevamento abusivo di pitbull, nascondendo droga e chiudendo l’edificio con un cancello la cui chiave – sostengono gli investigatori – era in possesso del 22enne. 

Nel corso delle indagini, siamo a maggio 2019, il Comune di Castellammare decise di effettuare un accesso nell’istituto scolastico abbandonato, scoprendo appunto l’allevamento di cani. Uffici comunali e polizia municipale liberarono la scuola da una serie di abusi, chiudendo nuovamente l’accesso. Ma nel frattempo, il clan D’Alessandro ha continuato ad averne la disponibilità, come emerge anche dagli atti di questa inchiesta. Due erano i punti principali in cui si svolgevano i summit di camorra: il parcheggio delle Terme abbandonate e proprio la scuola Salvati, che ha alcuni locali completamente isolati dall’esterno e praticamente inaccessibili.

Facendo un giro all’interno di quelle aule ormai fatiscenti, tra degrado e immondizia, è impossibile non notare i muri completamente ricoperti di scritte inneggianti al clan D’Alessandro, con tanto di «marchio». La sigla «R*S», che sta a significare semplicemente «Rione Scanzano» accompagnata da una stella a cinque punte, spunta praticamente su ogni parete o pilastro. Chi è riuscito a entrare nell’edificio si è subito trovato di fronte ad un invito esplicito: «andate via». Una delle stanze è ricoperta di scritte rosso sangue prive di senso. Su un’altra parete spunta un’altra stella a cinque punte con simboli insoliti che richiamano più il satanismo che la camorra, che cozza molto con il culto e la devozione per San Michele, santo patrono del rione Scanzano e altro chiaro riferimento al defunto boss Michele D’Alessandro. Per quella festa, il clan attraverso Giovanni D’Alessandro aveva chiesto anche il patrocinio al Comune.

Adesso che molti capi e affiliati al clan sono stati arrestati, l’interesse di Palazzo Farnese è il recupero di quella scuola abbandonata. Lo conferma anche il sindaco Gaetano Cimmino: «Purtroppo nelle aree abbandonate come la scuola Salvati, dove lo Stato non c’è, si insinuano la criminalità e il degrado, per cui è fondamentale riprendersi zone per troppo tempo lasciate alla mercé di chiunque. L’obiettivo è riprendersi pezzi di territorio fondamentali e metterli al servizio della collettività, come sta avvenendo anche per i beni confiscati oggetto di recupero e valorizzazione, e per il contrasto all’abusivismo». Per la scuola del rione Scanzano il Comune chiede ai privati di investire con idee «che abbiano finalità culturali». Il sindaco Cimmino conferma che l’idea è quella di un project financing pubblico-privato per trasformare la scuola della camorra in un faro di cultura per il rione. La strada da percorrere non è semplice, in un quartiere dove il clan D’Alessandro da decenni tenta di occupare ogni spazio libero. 

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