Emergenza camorra a Frattaminore, la lettera di don Patriciello: «Dove è lo Stato?»

Emergenza camorra a Frattaminore, la lettera di don Patriciello: «Dove è lo Stato?»
di Elena Petruccelli
Giovedì 10 Febbraio 2022, 12:39
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Frattaminore – Il forte legame per la sua cittadina natale e la sua terra porta ancora una volta padre Maurizio Patriciello a dedicare una lettera ‘C’era una volta’ alla sua Frattaminore, dopo il susseguirsi di bombe carta fatte esplodere davanti a saracinesche e a pochi metri dai luoghi simbolo del raduno per famiglie e ragazzi.

Il parroco di Caivano, da sempre in prima linea in difesa dell’ambiente e contro la camorra, ha da alcuni mesi fondato, insieme ad una rete di volontari, giornalisti e personaggi pubblici, un ‘comitato di liberazione della camorra area nord di Napoli’.

Il comitato sarà in piazza venerdì alle 17.00, insieme al primo cittadino Giuseppe Bencivenga, i sindaci di Casoria, Caivano, Crispano, Afragola e Melito, il senatore Sandro Ruotolo, alle associazioni e a quanti vorranno unirsi in questa lotta comune. Appena un giorno fa padre Maurizio scriveva sui social: non aspettiamo che la prossima bomba uccida qualche nostro bambino. Fuori i camorristi da Frattaminore. Fuori le sanguisughe, le iene, gli sciacalli. Frattaminoresi , siamo in pericolo . Tutti!»

«C’era una volta un paese, piccolo, povero, contadino, sereno, dove la gente, povera, serena, contadina, si conosceva, si chiamava per nome, si voleva bene. Dove nessuno - nemmeno nei momenti di più profondo abbandono - si è mai sentito solo. Un paese senza pretese, dove i bambini giocavano per strada, senza lamentarsi per la mancanza di strutture e di giocattoli. 

In questo piccolo paese – Frattaminore - sono venuto al mondo, ho imparato a leggere, a scrivere, a lavorare, a pregare, a rispettare gli altri. In questo paese, in un piovoso giorno di una primavera che tardava ad arrivare, sono diventato prete. 

Qui, a pochi passi da Caivano, la cittadina in cui sono parroco, vivono i miei fratelli, tanti miei cugini, nipoti e cari amici. In questo piccolo centro, alle porte di Napoli, torno la sera, nelle due stanzette in pietra di tufo, che ancora trasudano fatica e sangue dei miei trapassati genitori. 

In questo comune della città metropolitana di Napoli, i miei concittadini ed io siamo stati, anche questa notte - ieri per chi legge - svegliati dal boato di una bomba. L’ennesima bomba esplosa nel giro di pochi giorni. Nonostante il moltiplicarsi dei controlli, della presenza massiccia delle forze dell’ordine, della preoccupata attenzione del sindaco e degli amministratori comunali. 

Bombe in Italia in tempo di pace! 

Piazzate non da sconosciute potenze straniere ma da delinquenti nostrani che, comodamente appollaiati sulle nostre spalle, vogliono vivere a sbafo.

Sanguisughe spietate, iene affamate, sciacalli sempre in cerca di prede da scannare, di sangue da succhiare. 

E anche stamattina il sole, felicemente ignaro di tanta stupida e ottusa umanità, è sceso a salutarci con la sua calda luce. Anche stamattina i genitori, spaventati, manderanno i loro bambini a scuola. 

Ma perché le bombe? Chi le mette? Per quale motivo? E lo Stato? Dove sta lo Stato? Come sempre la chiave di lettura di questi orribili fatti è talmente banale da risultare noiosa. 

La camorra, che tanti vorrebbero morta e sepolta - un fenomeno del passato -, gode invece ottima salute e, come sempre, continua a fare i suoi sporchi affari sotto gli occhi di tutti. 

Ucciso un capo se ne fa un altro. E con il nuovo, cambiano gli assetti, i collaboratori, le strategie, le alleanze. Ogni nuovo capo vuole affrancarsi da quello vecchio. Il delirio di onnipotenza che lo consuma, lo convince che nessuno, prima di lui, ha avuto la sua grinta, il suo coraggio, la sua malefica intelligenza. 

Vuole il piedistallo, i soldi, il potere. Vuole essere ricordato. La vanità non lascia in pace nemmeno i criminali. Eccolo, quindi, pronto a reclutare nuova manovalanza per farne carne da macello; eccolo pronto a mettere le proprie bandierine sui territori altrui. Fin qui comando io, quel marciapiede fino alla rotonda appartiene a me. E guai a non sottostare ai patti. Intesi? 

Coloro che non hanno alcun rispetto delle regole del vivere civile diventano spietati con chi non rispetta poi le leggi da loro imposte. E passano all’attacco. 

A Frattaminore, quindi, sta accadendo qualcosa del genere. Le bombe ci dicono che due o più clan fino a ieri amici hanno litigato? Che qualche ingenuo aspirante capo-camorrista ha fatto il passo più lungo della gamba? Ma chi sono e da dove vengono i bombaroli? 

Una sola cosa è certa. In questi primi mesi dell’anno 2022, in un piccolo paese europeo, centinaia di famiglie vivono nel terrore. La camorra spietata ha imboccato una strada spaventosa. I nostri bambini sono in pericolo, i loro genitori e i loro nonni, annichiliti e depressi. 

Le bombe, che fino a oggi non hanno fatto vittime innocenti, domani potrebbero farci piangere lacrime di sangue. La Campania, l’Italia, l’Europa devono correre a Frattaminore per estirpare questo cancro maledetto e ridare alle famiglie la serenità che questi loschi figuri sta rubando loro. 

Devono farci assaporare l’orgoglio di essere napoletani, italiani, europei. È semplicemente vergognoso che in un antico paesello, da sempre abitato da gente buona e laboriosa, tanti genitori devono vivere nel terrore di vedere saltare, insieme alla bomba infame, anche i loro adorati figli.

Maurizio Patriciello».

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