Camorra, Napoli divisa tra cartelli di boss: ecco la mappa dei nuovi clan

Camorra, Napoli divisa tra cartelli di boss: ecco la mappa dei nuovi clan
di Luigi Sabino
Lunedì 7 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 8 Marzo, 07:47
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È uno scenario del tutto nuovo quello che dovranno affrontare gli inquirenti. Inedite alleanze, infatti, hanno cambiato il volto della camorra cittadina. Intese, fino ad ora considerate improbabili dagli investigatori, hanno invece preso forma riscrivendo quella che sarà la storia criminale della città di Napoli. Una storia che ha un protagonista assoluto. Il clan Mazzarella che, da decenni, contende all'Alleanza di Secondigliano il controllo della città. I Mazzarella, a differenza delle altre cosche, non sono un'unica entità quanto, piuttosto, una federazione di sodalizi, ognuno dei quali diretta espressione di un ramo della famiglia. A questi, poi, vanno aggiunti gruppi camorristici, piccoli e grandi, con i quali vige un patto di alleanza. Ed è proprio questa ultima caratteristica che ha permesso ai Mazzarella di consolidare il suo potere. È il caso, ad esempio, di quanto sta accadendo tra i Colli Aminei, Chiaiano e Miano: dei nuovi ras che hanno preso il posto che era dei Lo Russo, questi ultimi, per oltre un trentennio padroni dell'area tra Miano, Piscinola e Chiaiano. Anche loro avrebbero stretto accordi con i Mazzarella. Un dato che potrebbe fornire una chiave di lettura ai fatti di sangue avvenuti nell'area, tra cui gli omicidi di alcuni ras di spicco, come Salvatore Milano e Giuseppe Tipaldi, entrambi ritenuti affiliati di rilievo alla cosca Lo Russo. Un complesso mosaico che le forze dell'ordine stanno cercando di ricostruire tassello dopo tassello. Un lavoro non semplice in cui un ruolo fondamentale è giocato dai singoli episodi e dalle intuizioni investigative. Ed è stata proprio una di queste intuizioni a permettere di aprire uno squarcio nella cortina fumogena che avvolge i nuovi assetti criminali. 

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È accaduto alcune settimane fa quando i poliziotti del commissariato Pianura hanno fatto irruzione in un'officina di via Montagna Spaccata al cui interno, seduti intorno a un tavolo, c'erano Umberto Loffredo, ras della zona con interessi nel settore degli stupefacenti, Francesco Scognamillo, rampollo dell'omonima famiglia legata alla cosca Grimaldi di Soccavo, e, soprattutto, Gennaro Catone, uno dei reggenti della nuova formazione criminale che ha preso il controllo di Miano. I tre, tutti armati, erano intenti a mangiare quando sono stati sorpresi dai poliziotti. Un vero e proprio summit quello interrotto dagli investigatori finalizzato, secondo quanto emerso da successive indagini, a compiere alcune incursioni armate nell'area compresa tra via Catone e via Epomeo. Non è tutto. A quell'incontro, secondo quanto appreso da successive attività, avrebbero dovuto partecipare anche due esponenti di spicco dei Mazzarella, verosimilmente componenti di uno dei gruppi di fuoco al servizio del sodalizio. Obiettivo, riferiscono le forze dell'ordine, sarebbe stato quello di mettere a segno azioni eclatanti nell'area compresa tra via Catone, roccaforte del gruppo Sorianiello, e Soccavo, feudo della famiglia Vigilia. Addirittura, ma sul punto sono ancora in corso indagini, il summit sarebbe stato organizzato con una lettera partita dal carcere dove è detenuto uno dei capi degli Scognamillo-Grimaldi. Informazioni, anche queste in corso di accertamento, che, tuttavia, sembrano confermare l'esistenza non solo del patto tra mazzarelliani e mianesi ma anche di come la cosca del rione Luzzatti, storico quartier generale dei Mazzarella, abbia stretto alleanze al fine di allargare la sua sfera d'influenza. Una strategia di ampio respiro la cui attuazione, come spesso accade, sembra essere favorita anche dal contemporaneo indebolimento dei rivali, in questo caso le famiglie dell'Alleanza di Secondigliano. Il cartello composto dai clan Licciardi, Contini e Mallardo, dopo gli ultimi arresti eccellenti tra cui spicca quello di Maria Licciardi, sembra, infatti, aver adottato una strategia diametralmente opposta, quella dell'inabissamento.

Il motivo, verosimilmente, è legato all'esigenza di non attirare ulteriormente l'attenzione delle forze dell'ordine.

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