Capitaneria Napoli, indagati medici e dipendenti: «Soldi per le pratiche»

«Certificati di malattia e false idoneità, così riuscivano a non partire»

Il porto di Napoli
Il porto di Napoli
di Viviana Lanza
Giovedì 8 Febbraio 2024, 02:10 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 07:03
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«In una settimana quello la mattina ci vediamo, si prende le pratiche, tre o quattro alla volta... un giorno, al massimo due giorni, e me le fa. Eh dici ma tu eh io lo faccio campare perché, indipendentemente poi, se lo merita veramente perché vai avanti e indietro, aspetti, chiedi, fai...».

È uno dei passaggi dei dialoghi intercettati e ora al centro dell’inchiesta di Procura di Napoli e capitaneria di porto su una serie di presunte corruzioni nel settore marittimo. L’indagine, che coinvolge pubblici ufficiali, intermediari “seriali” e marittimi, oltre a medici pubblici e funzionari, è arrivata ieri a una svolta con arresti e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

Due indagati sono stati raggiunti da misura cautelare in carcere: sono Giuseppe Ventresino, 61enne, pubblico ufficiale all’epoca dei fatti impiegato del Ministero delle Infrastrutture in servizio presso l’Ufficio gente di mare della Capitaneria di porto di Napoli, e Nicola Moriello, 60 anni, medico in servizio presso l’Ufficio di sanità marittima di Napoli e addetto al rilascio di certificazione mediche di idoneità ai servizi di bordo su navi mercantili. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Gaetano Consalvo, pensionato di 73 anni e intermediario secondo l’accusa nei presunti episodi corruttivi, e per altri tra presunti intermediari e medici compiacenti: Antonio Lubrano Lavandera, Vincenzo Cautiero, Camillo Guarino, Ciro Antonio Assante, Patrizia Gaudino.

Una misura del divieto di esercitare la professione sanitaria è stata disposta per Ugo Felice Civitillo, mentre l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altri venti indagati.

I fatti riguardano un presunto meccanismo di corruttela con il quale si riusciva ad agevolare, accelerare o facilitare le procedure amministrative di rilascio o rinnovo delle certificazioni professionali o sanitarie necessarie per svolgere il lavoro nel settore marittimo o beneficiare delle indennità riconosciute in caso di malattia. Tra gli episodi contestati, anche alcuni favori in occasione di esami per il conseguimento o il mantenimento di qualifiche che abilitano a svolgere determinate funzioni a bordo di navi mercantili.

L’inchiesta è nata nel 2021 in seguito a un esposto in cui veniva segnalata la costante e anomala presenza di un uomo davanti agli uffici della sede dell’Ufficio di sanità marittima di Napoli. Dalle sette alle undici del mattino l’uomo, che secondo le accuse sarebbe Lubrano Lavandera, era molto spesso in auto nel piazzale Immacolatella Vecchia e veniva avvicinato da chi doveva effettuare visite mediche o sbrigare pratiche per il rilascio del libretto di navigazione che è un documento di lavoro che abilita il personale marittimo alla navigazione. Attraverso intercettazioni e attività di indagine, gli inquirenti (coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno e dal pm Henry John Woodcock) sono arrivati a delineare il quadro accusatorio: presunta corruzione. Per ogni pratica andata a buon fine la mazzetta si aggirava in media tra 100 e 500 euro. A seconda dei casi e delle esigenze, un “regalo” consentiva di certificare l’idoneità lavorativa o malattie inesistenti, o di aggravare artatamente diagnosi di patologie accertate. Capitava addirittura che il rilascio delle certificazioni sanitarie avvenisse in assenza degli interessati, cioè senza aver effettuato alcuna visita medica. Una microspia è stata messa anche all’interno della palazzina nell’area del porto dove Ventresino e Consalvo si sarebbero spesso incontrati per scambiarsi mazzette e certificati. Le intercettazioni telefoniche, oltre a quelle ambientali, si sono rilevate lo strumento per alzare il velo sui singoli episodi finiti al centro dell’indagine.

«La pneumologia è stata fatta come Dio comanda e già con quella... ha risolto il problema, tutto il problema», si sente dire in un’intercettazione che ricostruisce uno degli episodi di presunta corruzione inseriti tra le accuse, e in particolare uno di quei casi in cui si ritiene che i certificati medici siano stati rilasciati addirittura senza il paziente che nel frattempo era altrove. «Senti ti volevo dire una cosa, io tengo pure il resto di quelle caramelle là», termine in codice, secondo l’accusa, per indicare i soldi delle mazzette.

Per il gip Federica Colucci, che ha firmato le misure cautelari, gli indagati avrebbero «ruolo e autorità per indurre i soggetti coinvolti nei singoli episodi a rendere versioni di comodo» e «la possibilità di distruggere o modificare la documentazione esistente presso i rispettivi uffici». Del resto, sottolinea il gip, dopo un’acquisizione di atti da parte degli investigatori nell’ufficio di Ventresino scattarono subito le prime precauzioni: «Noi non ci possiamo più vedere, quindi non mi chiamare, non mi scrivere, non mi fare niente... Io ti sto chiamando dal telefono di mamma ok?». Addirittura uno degli intermediari indagati si fece aiutare dalla nipote a cancellare i nomi dei marittimi in rubrica e i messaggi Whatsapp. «Tanto ormai questo non lo posso più fare, posso cancellare...».

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