Un futuro per i fondali devastati dei Faraglioni. A intervenire sul danno ambientale causato dalla dissennata opera dei datterari di frodo sarà un team di algologi dell'università di Trieste riuniti con la Parthenope di Napoli nel CoNISMa (Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare). Il progetto consiste nel recupero di quei monumenti di roccia calcarea che emergono dal mare di Capri, che sono diventati un simbolo dell'isola nel mondo e si trovano in una zona dove sorgerà l'Area Marina Protetta, un angolo dell'isola di altissimo valore non solo paesaggistico ma soprattutto ambientale, decisivo per mantenere l'equilibro dell'ecosistema biologico e marino. È un'iniziativa voluta e interamente finanziata dal Comune di Capri, con una delibera della giunta che recepiva la proposta dell'assessore al Mare Paola Mazzina, fortemente condivisa dal sindaco Marino Lembo. «Abbiamo voluto avviare - spiega Mazzina - due azioni parallele: da una parte, affidarci a esperti universitari per un progetto pilota mirato al ripristino dell'area danneggiata dalle continue incursioni dei datterari; dall'altra, costituirci parte civile contro gli autori di tali azioni criminali». Il processo a carico di alcuni di questi si è concluso recentemente con condanne fino a sei anni. È stata anche disposta la confisca dei beni sequestrati, comprese le attrezzature pneumatiche che servivano per forare i Faraglioni e altri fondali nei pressi di Punta Campanella.
Da alcuni giorni sull'isola sono arrivati algologi del Consorzio Conisma, gli stessi che hanno coordinato il progetto europeo Roc-PopLife* per il ripopolamento delle foreste marine nelle aree protette delle Cinque Terre e di Miramare. «A Trieste - spiega Annalisa Falace, docente di Algologia dell'ateneo - abbiamo iniziato 15 anni fa a occuparci del restauro ecologico di un'alga bruna che colonizza i fondali del Mediterraneo formando foreste ricche di biodiversità, capaci di produrre ossigeno e abbattere la CO2.