«Da 30 anni in attesa», le storie dei pionieri del Centro direzionale a Napoli

«Da 30 anni in attesa», le storie dei pionieri del Centro direzionale a Napoli
di Luigi Roano
Mercoledì 10 Agosto 2022, 08:52
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«Penso che depauperare il Centro direzionale sia un'idea malsana, per me va rilanciato e riqualificato». Edoardo Cardillo, penalista, nella cittadella dei grattacieli è di casa e non è il solo, sono molti i professionisti che hanno deciso di vivere al Centro direzionale e la sostanza dei loro ragionamenti è sempre la stessa: «Il sito va rilanciato e non abbandonato perché ha molte potenzialità». Il riferimento è al progetto della Regione di lasciare il Centro direzionale per costruirsi il nuovo quartier generale a 200 metri di distanza.

«Fare nuove cubature - racconta Cardillo - quando qui ce ne sono in abbondanza da recuperare non mi sembra la strada giusta.

Al Centro direzionale sono arrivato nel 1990, sono andato via 7 mesi fa, proprio per l'incuria e l'abbandono in cui versa. Ma sono pronto a ritornarci se il sito venisse rilanciato. Perché la mia non è una resa, lo dico a beneficio dei tanti che ci sono rimasti». Per Cardillo il cambio di marcia «lo deve dare il sindaco Gaetano Manfredi, la sua voce è molto importante, la città deve assumersi le sue responsabilità. Immaginando magari nuove funzioni come un polo di attrazione per i giovani e un polo culturale con queste due mosse già cambierebbe e molto lo scenario».

Parola a Gabriele Peperoni, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli. «Vivo al Centro direzionale dal 1991 e ricordo bene che qui, nella parte non costruita ci doveva andare il Comune. Il Centro direzionale è una incompiuta come ce ne sono tante a Napoli e noi residenti chiediamo al sindaco che sul Centro direzionale sia più presente e alla Regione di desistere nel fare nell'ennesima cattedrale nel deserto meglio puntare su qualcosa che è già esistente e che ha una sua funzionalità, una sua logica». Per Peperoni uno dei problemi del Centro direzionale «è che è sbilanciato ci sono troppi uffici e poche residenze. Piuttosto al Centro direzionale bisogna dare nuove funzioni e opportunità. Manca un cinema, un teatro. Dei ristoranti di livello magari da mettere nelle torri all'ultimo piano, si godrebbe la vista di tutta Napoli».

Nando Morra, ex presidente della Mostra d'Oltremare e della Lega delle autonomie che da decenni è al Centro direzionale racconta: «Quello che serve è una strategia di insieme che riguardi tutta l'area orientale, c'è da riqualificare il territorio e le stesse funzioni. È evidente che uno spostamento della Regione aggraverebbe la situazione però è anche vero che l'intera area va ripensata». Per Morra «innestare un polo artistico, migliorare l'accoglienza con altri alberghi sono spunti significativi, ma quello che serve è una visione di insieme che deve avere come punto di svolta la riqualificazione dell'esistente.

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Ci sono le due torri dell'Enel vuote ci dobbiamo interrogare solo noi del Centro direzionale per capire cosa farne, come riutilizzarle? Devono restare un monumento al nulla? Si possono immaginare molte funzioni come quella scolastica, o di residenze per studenti, biblioteche. Io sono nato in un quartiere popolare e sono venuto al Centro direzionale perché qui ho intravisto il futuro e spero sia ancora così». Nino Ragosta, imprenditore titolare di Quadronica, 20 dipendenti, ha dato vita al Fantacalcio e sul Centro direzionale ha idee chiare: «Per me è un posto vitale non ho mai pensato di spostarmi perché qui c'è tutto. Dico di più: tutti quelli che vengono da fuori e arrivano qui restano a bocca aperta pensano di non essere a Napoli con tutti questi grattacieli». Anche per Ragosta dunque la strada è quella di rilanciare il Centro direzionale e evitarne lo svuotamento: «È comodissimo arrivarci siamo a quattro passi dalla stazione, ci sono gli svincoli delle autostrade e molto altro che però va riqualificato. Anche se il problema grosso è più il sotto che il sopra penso all'area dei parcheggi da rendere più vivibile».
 

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