Centro storico di Napoli Unesco, c'è il pressing dell'Europa: «Troppi progetti fermi»

Centro storico di Napoli Unesco, c'è il pressing dell'Europa: «Troppi progetti fermi»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 20 Luglio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 15:35
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Unesco in bilico, definanziato dall'Europa e rifinanziato, almeno in parte, con fondi nazionali, regionali e comunali. Piovono «definanziamenti» per i progetti napoletani. Attualmente, Palazzo San Giacomo e Palazzo Santa Lucia stanno sprintando per recuperare gran parte della cifra, di circa 100 milioni, cambiando le fonti di finanziamento. Circa «50» siti - secondo la Commissione Europea - sono stati depennati dallo stanziamento. I progetti legati all'Unesco sono 27, sulle scrivanie dell'assessorato all'Urbanistica. Una ventina di questi stanno procedendo. Altri 7 sono rimasti al palo, e servirà uno sforzo in extremis per recuperarli. Le opere Unesco vanno finite entro il 2023, e a 15 anni dalla partenza dell'Unesco, dopo lungaggini burocratiche, tempistiche non rispettate e cantieri mai allestiti, la Commissione Europea ha chiesto un rendiconto delle opere Unesco portate a termine a Napoli. Il risultato è in chiaroscuro: più della metà delle risorse è fuori dal progetto. A Napoli serve uno sprint per rendicontare 60-70 milioni entro il 2023 (e cioè per evitare di perderli).

Lo spiega chiaro e tondo il governatore Vincenzo De Luca, intervenuto ieri all'Evento Valorizzazione del sito Unesco all'Archivio di Stato. «100 milioni rimasti inutilizzati per anni - spiega - Ma cominciamo a riprendere il lavoro.

Questo dell'Archivio di Stato è un investimento della Regione, per 3.5 milioni, nell'abito del rilancio del Progetto Unesco per Napoli. Abbiamo spostato gli investimenti nell'ambito della programmazione del Por Campania dal 2007-2013 agli anni successivi di programmazione. Delle risorse disponibili, 85 milioni, sono stati realizzati progetti per 24 milioni. Ora bisogna completare gli investimenti sul resto. I ritardi sono dovuti a debolezze amministrative. Complessivamente Napoli non ha perduto molto: al nostro insediamento abbiamo notato che c'erano 100 milioni non spesi. Abbiamo contrattato con l'Ue lo slittamento di questi fondi nella programmazione successiva, 2014-2020 salvando il grosso del finanziamento. Ora però bisogna cominciare a rendicontare la spesa, oppure questi soldi andranno restituiti. Credo che ci siano le condizioni per fare un lavoro eccellente. Quanto ai fondi Unesco, per i dati che ho a oggi, degli 84 milioni residui, 18-20 sono opere completate e rendicontate. Ora vanno investiti gli altri 60-70 milioni. Ma il lavoro è ripreso». 

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Poco prima di raggiungere De Luca all'Archivio di Stato, Gaetano Manfredi aveva presenziato alla conferenza in largo Nilo a Cappella Pignatelli (accessibile ai turisti su prenotazione, ma con visite multimediali nuove, multimediali e innovative, proposta dal Suor Orsola come sito di partenza del Grande Progetto Unesco): «La visita della Commissione Europea serve a far ripartire il Progetto Unesco, di cui questa cappella è un esempio virtuoso - ha detto il sindaco - Ci sono stati molti travagli negli anni passati, ma siamo fiduciosi. La situazione al nostro arrivo era molto difficile: la maggior parte dei cantieri era bloccata, con grandi problemi e possibili definanziamenti. Abbiamo spostato alcune fonti di finanziamento e ci siamo accordati con la sovrintendenza per rimuovere gli ostacoli e far ripartire i cantieri: i Gerolomini e l'Anticaglia erano fermi da anni e sono ripartiti. Abbiamo in programma anche gli interventi sulle chiese: tra cui la Scorziata, il cui recupero partirà a brevissimo». Il Comune punta forte anche su «Castel Capuano, che potrebbe diventare un museo», aggiunge l'assessore all'Urbanistica Laura Lieto. Niente da fare, invece, per gli Incurabili, per il momento escluso dal restauro. 

 

Ospite degli eventi di ieri anche Lucio Paderi della Commissione Europea, membro dell'unità Italia della Dg Regio. Come detto, sulla scrivania della Lieto ci sono al momento 27 progetti legati all'Unesco, ma Paderi parla di «50 definanziamenti», risalenti ad anni precedenti: 15 anni fa c'erano più siti a sperare nei fondi europei di quanti ce ne siano oggi. Sono stati due i grandi cicli di programmazione Unesco: il primo tra 2007-2013. Il secondo tra 2014-2020. I progetti rimasti a zero, non rimodulati né riprogrammanti fino a un anno fa, sono stati definanziati. «Il grande progetto Unesco scade nel 2023 - aggiunge Paderi - e con la Regione abbiamo identificato i progetti che hanno la possibilità di concludersi entro la scadenza. Altri progetti, invece, sono rimasti fermi e sono stati definanziati. L'operazione, non ancora completata, porta a tirar fuori dal perimetro originario dell'Unesco più della metà delle risorse e saranno rifinanziati con fondi nazionali. Il progetto Unesco è partito con un numero rilevante di interventi. Col tempo, si prende atto delle difficoltà. La commissione ha chiesto un'operazione di realismo, definanziando da questo programma gli interventi che hanno difficoltà». 

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