Si allargano le pedane dei bar a piazzetta Rodinò e spariscono due colonnine di piperno. La denuncia arriva dai comitati civici dei residenti che si scagliano contro l’amministrazione comunale e i baretti della zona. Il progetto rientra nel piano d’ambito partito nel lontano 2013, attraverso il quale Palazzo San Giacomo ha dettato le linee guida indirizzate alla regolamentazione dell’occupazione di suolo pubblico per attività di ristorazione all’aperto all’interno del perimetro del sito Unesco. La replica dei titolari dei bar non tarda ad arrivare: «Abbiamo rispettato tutti i parametri. I lavori sono stati autorizzati da Soprintendenza e Comune di Napoli».
«L’invadenza dei gazebo continua senza freno - scrive in una lettera-denuncia, inviata tra gli altri al sindaco Manfredi, alla Soprintendenza e alla prima Municipalità, l’ingegner Raffaele Aragona -. Uno scempio che non fa più riconoscere lo spazio che pure era stato ristrutturato dal Comune pochi anni addietro con un risultato apprezzabile anche dal punto di vista estetico, ma del quale oggi non rimane traccia. Nel giro di poche ore il bar che vi si affaccia ha coperto tutto il marciapiedi antistante con una enorme pedana. Per inglobare il marciapiedi le pedane sono state alquanto rialzate, tanto che gli ombrelloni arrivano a coprire ancor di più le facciate dei palazzi prospicienti. La struttura è tanto grande che la piazzetta quasi non esiste più. Non è immaginabile - rimarca Aragona nella una missiva sottoscritta da oltre 15 associazioni tra cui il “Comitato Chiaia viva e vivibile”, alcuni commercianti e altri residenti - che il lavoro sia stato autorizzato dalla Soprintendenza e dagli uffici comunali nei modi nei quali è stato effettuato». Il semaforo verde ai lavori è arrivato invece proprio da Palazzo Reale e dal Municipio partenopeo.
Secondo gli architetti che hanno redatto il progetto «al termine delle opere gli spazi saranno meglio organizzati, secondo un disegno unitario». Andranno via anche i tendoni per fare spazio a coperture fisse e omogenee. «Mai come in questo caso - evidenzia Graziani - i residenti potranno godere di una piazza più gradevole da vivere, con strutture ordinate e senza tende e ombrelloni rotti e disordinati.
Di tutt’altro avviso i residenti: «Lo spazio occupato dalle pedane è abnorme rispetto alle dimensioni dell’area pubblica originaria: v’è una sopraffazione nei riguardi dei cittadini inaccettabile, anche con disturbo alla quiete pubblica. La grande struttura ha addirittura coperto una piccola zona di piperno nero circondata dalle colonnine che ben la ornavano. Le colonnine sono state spaccate e gettate sotto la pedana, dove possono ancora notarsi miseramente tranciate. Oltre a ciò, è stata anche abbattuta una grossa colonna di piperno che sorvegliava l’ingresso alla piazzetta lasciando soltanto l’altra sua gemella. Resta in ogni caso evidente lo scempio compiuto che vede la svendita del bene pubblico, qui come altrove, tutto a vantaggio di esercizi di ristorazione e, naturalmente, a discapito della vivibilità della città da parte dei cittadini». Sul piede di guerra anche l’avvocato anti-movida Gennaro Esposito, consigliere comunale di maggioranza, che ha fatto richiesta agli uffici del Comune «di tutti gli atti amministrativi presso il Sue e presso il Suap con relative autorizzazioni».
Segnalando infine «come la costante giurisprudenza per installazioni come quelle che si stanno realizzando in piazzetta Rodinò, ormai richiede l’acquisizione di un titolo edilizio idoneo non ritenendo sufficienti le procedure di Scia, Cil o Cila, essendo veri e propri aumenti di volumetria che hanno un impatto urbano nel caso di specie assolutamente significativo».