Coronavirus a Napoli, il dramma dei disabili: «Nessun centro ha riaperto»

Coronavirus a Napoli, il dramma dei disabili: «Nessun centro ha riaperto»
di Giuliana Covella
Sabato 18 Aprile 2020, 10:00
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«Al dramma quotidiano che viviamo con i nostri figli, da oltre un mese se ne è aggiunto un altro: quello di esserci visti negare l'assistenza perché gli operatori, a giusta ragione, hanno timore del contagio». Vincenzo Gargiulo è uno dei tanti genitori di minori autistici che, a causa dell'emergenza Coronavirus, si sono ritrovati con le difficoltà di dover assistere e accudire da soli minori affetti da autismo, per il blocco delle attività.

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Se la pandemia ha cambiato le nostre abitudini di vita da oltre un mese e mezzo, con gli effetti già visibili della crisi economica, c'è un'emergenza sanitaria e sociale ben più grave. Quella che riguarda le tante famiglie con bambini che hanno problemi psicomotori o di apprendimento o con disturbi dello spettro autistico, che pagano il prezzo più alto di questo isolamento forzato. «La quarantena ha interrotto un percorso di assistenza e sostegno quotidiani a questi minori, sia a scuola che a casa, compromettendo buona parte del lavoro svolto finora», denunciano le associazioni «Mai più solo Odv» e «Sinergie per l'Italia». Le stesse che sul tema hanno lanciato un sos al governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Riprendere subito l'assistenza». «A essere bloccata - si legge in una nota - è l'assistenza socio-sanitaria per i minori affetti dalla sindrome di Kanner/autismo e da deficit neurocomportamentali e psicomotori sospesa a causa dell'emergenza Covid-19». Un grido d'allarme che le due associazioni hanno fatto pervenire al presidente della Regione, con la ratifica delle famiglie di minori portatori di disabilità psicomotorie e neurocomportamentali. «L'assistenza, sospesa per un lasso di tempo ormai eccessivo - prosegue la nota - ha avuto ricadute negative sulle condizioni fisiche e psicologiche dei bambini» e «un'eventuale dilazione della sospensione della continuità assistenziale e riabilitativa risulta inaccettabile e ingiustificata».
 


«Scuola al mattino, casa a pranzo, terapia il pomeriggio: venuta meno questa sequenza i minori autistici diventano oppositivi e vanno in una sorta di iper isolamento, com'è accaduto a mia figlia». Vincenzo Gargiulo, 50 anni, avvocato, è il papà separato di A., 15 anni, autistica non verbale e a basso funzionamento da quando aveva 18 mesi. Un dramma la quarantena per lui e la figlia, seguiti dal Csv Napoli con l'associazione «Autismo Campania»: sia per l'aggressività sviluppata dalla ragazza sia per le difficoltà della didattica a distanza, ma soprattutto per il blocco di tutte le attività assistenziali. «Vedo l'ingestibilità assoluta di mia figlia, che così rischia di perdere quel poco che le assicurava una vita normale», dice. Come altri minori autistici, A. si è vista privare della sua «routine quotidiana - aggiunge il papà - Normalmente gli autistici sono costretti a prevedere cosa succederà nel corso della giornata. Ora non è più così, essendo venuto a mancare il contatto fisico con terapeuti, insegnanti e compagni di classe». Iscritta alla II media della «Nicolardi», A. segue le lezioni online col supporto del docente di sostegno: «ma è un problema perché lei non vive più la presenza fisica di compagni e professori. Ci affidiamo a mini tutorial con video per farglieli almeno salutare». Ma il danno più grave è la sospensione delle terapie: «quattro pomeriggi a settimana andava in un centro e altri due veniva a casa un'educatrice, ma in entrambi i casi tutti temono il contagio e si rifiutano di seguirla».
Un delirio anche fare la spesa: «non potendola lasciare a nessuno, diventa un tour de force. Ecco perché chiediamo alle istituzioni né soldi né bonus, ma di riavere il supporto assistenziale per i nostri figli».

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