Coronavirus a Napoli, il paradosso della Whirlpool: la fabbrica è in crisi ma operai al lavoro

Coronavirus a Napoli, il paradosso della Whirlpool: la fabbrica è in crisi ma operai al lavoro
di Valerio Iuliano
Domenica 22 Marzo 2020, 10:00
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Lo slogan Io resto a casa non vale per gli operai della Whirlpool, così come per gli altri metalmeccanici. La produzione, anche nelle giornate drammatiche del Coronavirus, prosegue regolarmente nello stabilimento di via Argine. «Continuiamo a lavorare tutti i giorni per 6 ore al giorno. Da un certo punto di vista è come andare in trincea», spiegano le tute blu. Dopo l'ultimo incontro di due mesi fa al Mise, dal quale era scaturita la conferma da parte di Whirlpool della chiusura a partire dal 31 ottobre 2020, gli operai non hanno mai smesso di recarsi in fabbrica. «C'è una contraddizione nel fatto che prima ci hanno comunicato la chiusura dello stabilimento - sottolinea l'operaio Luciano Doria - e ora ci dicono di proseguire l'attività. Sono contento di lavorare sempre. Tuttavia, in questo momento, c'è tanta angoscia per l'epidemia. Anche quando ti trovi vicino ad un collega che conosci da 30 anni, non ti senti mai al sicuro. D'altronde è uno stato d'animo che vivono tutti in questo momento».
 
 

Le preoccupazioni dei metalmeccanici di Napoli Est sono comuni a quelle dei loro colleghi delle altre fabbriche italiane. L'accordo tra il governo e le organizzazioni sindacali della scorsa settimana desta ancora molte perplessità. «Si poteva fare di più sul fronte della tutela della sicurezza», spiega Vincenzo Accurso, Rsu della Uil. I casi di positività al Covid- 19 riscontrati in alcuni stabilimenti hanno determinato il blocco temporaneo delle attività di fabbriche come Fca e Hitachi Rail. Per chi ha scelto di continuare, come Whirlpool, è necessario seguire pedissequamente il protocollo fissato dal governo. «L'azienda - riprende Accurso - lo sta rispettando pienamente. Hanno fornito le mascherine a tutti i lavoratori che si trovano ad una distanza troppo ravvicinata. Ci sono 10 macchine che erogano Amuchina in punti strategici. Le postazioni si trovano quasi tutte ad una distanza di sicurezza rispetto alle altre. In molti punti sono stati affissi cartelli che ci invitano a rispettare tutte le norme. E poi ogni sabato viene sanificata la fabbrica. Ma tutto questo non basta. Devo ammettere che la paura c'è. Le mascherine sono poche e presto verranno a mancare. Inoltre, ci sono difficoltà logistiche nei bagni e in altri spazi comuni per la difficoltà di stare ad oltre un metro di distanza dagli altri». Gli operai hanno segnalato le loro perplessità alla multinazionale degli elettrodomestici. E il dialogo tra le due parti, sul fronte della sicurezza, si è rivelato molto più fruttuoso che nei mesi scorsi. Tuttavia il Covid-19 è uno spauracchio, anche perché in un altro stabilimento si è già verificato un caso di contagio. Per gli operai occorrerà individuare delle soluzioni per ridurre al massimo i contatti.
 

«Si potrebbe ridurre la produzione, portando meno lavoratori in fabbrica. In ogni caso - prosegue Accurso - per noi la sicurezza viene prima di tutto. Le vite umane vengono prima del profitto. Venerdì ci siamo fermati e abbiamo cantato l'inno di Mameli. Ci sentiamo vicini a tutte le persone che soffrono. Lo abbiamo sottolineato anche con una donazione al Cotugno». Gli operai spiegano che nelle prossime settimane potrebbe profilarsi una scarsità di materiali, a causa della chiusura delle frontiere, ma si tratta solo di ipotesi, per ora. Mentre i sindacati di categoria fanno sapere di aver concordato con Whirlpool «l'apertura della cassa integrazione speciale per Covid-19. Benché le attività produttive proseguano con l'adozione delle misure imposte dal Protocollo e parti sociali, la cassa - si legge in una nota di Fim. Fiom e Uilm - verrà aperta in tutto il gruppo poiché la situazione di emergenza potrà rendere necessarie chiusure parziali o totali in qualsiasi fabbrica o ufficio». A Via Argine, comunque, la fabbrica è sempre aperta. Domani si torna al lavoro. 
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