Tribunale di Napoli, casi di Covid in aula: stop alla sezione «Lavoro»

Tribunale di Napoli, casi di Covid in aula: stop alla sezione «Lavoro»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 23 Ottobre 2020, 11:00
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Ha ricevuto il messaggio del centro clinico direttamente al cellulare, è sbiancata in viso e ha avvisato i colleghi di lavoro, i dirigenti e i giudici. Poi ha preso le sue cose e ha lasciato il Tribunale, lasciandosi però alle spalle una situazione di allarme, anzi, di comprensibile agitazione. Ore 11, aula 119, siamo dinanzi a una delle sezioni penali del Tribunale partenopeo, quando scatta l'sos. È in corso una udienza penale, in aula ci sono avvocati e magistrati, tutti rigorosamente attenti a rispettare le norme anticovid, sia usando la mascherina, sia evitando contatti interpersonali, quando i giudici avvertono che è necessario sospendere il lavoro. Hanno da poco appreso che una stenotipista è risultata positiva al covid. Una notizia giunta come un fulmine in grado di separare in due la mattinata, che costringe il presidente della sezione penale ad avvertire i vertici del Tribunale, che firmano a loro volta un provvedimento d'urgenza. Tocca al presidente del Tribunale Elisabetta Garzo disporre la igienizzazione dell'aula, mentre l'udienza viene rinviata, assieme agli altri fascicoli in calendario dinanzi a quella sezione di giudici.

E non è stato l'unico allarme. Nella serata di ieri il procuratore Gianni Melillo ha diramare una circolare in cui si fissano le nuove norme per l'accesso in Procura: limiti di orario (fino alle 12.30), riduzione drastica di ogni contatto fisico e della circolazione di documenti cartacei, segnalazione immediata di ogni criticità, rafforzamento delle comunicazioni via pec.

In Procura, si entra solo su appuntamento, una regola che vale sia per avvocati e consulenti, che per i giornalisti. In questi giorni, ci sono stati almeno cinque pm contagiati dal covid, due dei quali sono tuttora in ospedale. 

 

Ma torniamo all'aula 119. Paura e riserve critiche da parte degli addetti ai lavori, a partire da una domanda: perché la stenotipista si è recata a lavorare se non aveva ancora ricevuto gli esiti del test? Stando alle poche informazioni emerse finora, pare che la giovane addetta alla stenotipia fosse asintomatica e che avesse fatto il tampone per una precauzione personale. Stop alle udienze anche in Corte di appello, dove il presidente Giuseppe De Carolis ha disposto lo stop alle udienze della Sezione lavoro e previdenza, in seguito all'avvenuto contagio di un dipendente: «Vista la comunicazione pervenuta in data odierna, secondo cui una unità di personale amministrativo in servizio presso la sezione lavoro e previdenza è risultata positiva al coronavirus, considerato che il dipendente è risultato in servizio il giorno 19 ottobre (recandosi anche presso altro ufficio), si autorizza tutto il personale amministrativo dei due uffici interessati ad assentarsi dal lavoro fino al giorno due novembre». 

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Centinaia di udienze verranno rinviate, mentre il conto dei dipendenti positivi anche in altre sezioni del Palazzo di giustizia è all'ordine del giorno. In pratica, ogni piano ha i suoi positivi. Chiedono attenzione e tutela anche i dipendenti del personale amministrativo che lavorano in Procura, alla luce dei casi di contagio che hanno interessato anche alcuni magistrati. In questi giorni si era diffusa la notizia dei cinque pm risultati positivi al Coronavirus, ma anche di un cospicio numero di dipendenti, tra cancellieri e esponenti dei reparti di polizia giudiziaria al lavoro nel Palazzo della Procura.

Due giorni fa c'è stato un confronto, in un'assemblea alla quale hanno preso parte il procuratore Melillo e l'aggiunto Giuseppe Lucantonio, per chiedere interventi a garanzia della salute del personale. Ed è di ieri una nota indirizzata dall'aggiunto Lucantonio alla direzione per la gestione e manutenzione degli uffici giudiziari, con cui si chiede un intervento di sanificazione-igienizzazione a partire dal pomeriggio di venerdì 23 ottobre, con prosieguo nelle giornate di sabato e domenica, per «un accurato, approfondito e radicale intervento in tutti i locali della Procura». Poi, in serata, la circolare del Procuratore, che riporta le lancette indietro di qualche mese, per ridurre al minimo contatti interpersonali e abbattere ogni possibile assembramento.

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