Coronavirus: furbetti del buono spesa e pacchi alimentari sospetti, la Procura apre un'inchiesta nel Napoletano

Coronavirus: furbetti del buono spesa e pacchi alimentari sospetti, la Procura apre un'inchiesta nel Napoletano
di Dario Sautto
Giovedì 16 Aprile 2020, 08:49 - Ultimo agg. 11:02
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Irregolarità nelle domande per accedere ai «buoni spesa» per l'emergenza Covid: a destare i sospetti degli investigatori è stata la richiesta presentata da un dipendente del Comune di Gragnano, che nella compilazione del form avrebbe «omesso» il suo reddito, dichiarando solo la pensione di invalidità percepita da un suo familiare. Un dettaglio non da poco, visto che gli consentiva di rientrare ampiamente in graduatoria, facendo scivolare invece fuori dalla lista degli aventi diritto persone che realmente ne avrebbero avuto bisogno. E, a dispetto della task-force messa su dal sindaco Paolo Cimmino e da alcuni consiglieri comunali, non sarebbe il solo. Su questa ipotesi stanno lavorando i carabinieri di Gragnano e della compagnia di Castellammare, che hanno già acquisito tutta la documentazione negli uffici comunali e stanno esaminando le istanze presentate dai potenziali beneficiari dei bonus finanziati dal governo attraverso fondi girati ai Comuni. Al momento, con la Procura di Torre Annunziata che ha aperto un'inchiesta per falso e truffa contro ignoti, non sono stati iscritti nomi nel registro degli indagati, ma il sospetto è che possano essere almeno una decina i furbetti che stanno sfruttando l'emergenza sanitaria.

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Il primo campanello dell'allarme era stato lanciato dalla classica «fake news» su un consigliere comunale, accusato di aver avuto accesso ai buoni spesa per un caso di omonimia. A quel punto erano scattate le verifiche da parte dei carabinieri, che adesso stanno controllando una ad una le varie pratiche, a caccia dei veri truffatori. Peraltro ieri si è bloccato il «sistema» di pagamento, con diverse segnalazioni arrivate al Comune. Alcune persone sono state costrette a lasciare la spesa alla cassa perché non avevano soldi per pagarla in contanti. «Non solo ho dovuto richiedere i buoni per difficoltà economica racconta una mamma disoccupata ma ho dovuto subire anche l'umiliazione di dover lasciare tutto». Il problema sarebbe comunque tecnico e in via di risoluzione.
 


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Nel mirino della Procura oplontina è finita anche la distribuzione di pacchi alimentari, da Torre del Greco a Torre Annunziata fino a Castellammare e Gragnano. Quasi sempre organizzati da associazioni e volontari grazie a donazioni da parte di aziende della zona, è uno dei business formalmente a «costo zero» sulla cui gestione però la camorra e la mala politica hanno forte interesse. Un modo per aumentare il proprio «consenso» nei quartieri più degradati, da sfruttare a scopi camorristici ed elettorali. Su questo secondo aspetto c'è molta attenzione da parte della Procura guidata dal procuratore Pierpaolo Filippelli, in particolare a Torre del Greco, dove la distribuzione di pacchi alimentari ha già condizionato la tornata elettorale del giugno 2018. I voti dei «disperati» erano stati in parte acquistati tramite la consegna di buste della spesa con prodotti a marchio UE «non commerciabile» consegnate tramite una onlus che faceva riferimento all'Unicef e a Mimmo Pesce, oggi a processo per queste accuse.
 

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