Coronavirus in Campania, il medico: «Noi come in guerra, costretti a scegliere chi salvare e chi no»

Coronavirus in Campania, il medico: «Noi come in guerra, costretti a scegliere chi salvare e chi no»
di Fiorangela d'Amora
Domenica 25 Ottobre 2020, 10:23 - Ultimo agg. 26 Ottobre, 09:46
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Malati Covid nei corridoi, altri in attesa sulle ambulanze, turni massacranti per medici e infermieri. «Siamo in guerra, e sappiamo che nonostante i nostri sforzi perderemo»: Pietro di Cicco è primario dell'Unità Complessa di Medicina d'Urgenza dell'ospedale San Leonardo di Castellammare. Nell'ambito della riorganizzazione delle strutture dell'Asl Na3 Sud, il nosocomio stabiese è diventato il centro di riferimento sia per la chirurgia sia per le emergenze. Al Maresca di Torre del Greco per fare spazio a letti Covid è stata chiusa la Chirurgia, i medici di Gragnano sono stati spostati a Boscotrecase, a Vico Equense è stato chiuso il pronto soccorso. «Gestiamo in maniera separati percorsi puliti per i malati e quelli sporchi per i positivi, ma non sappiamo più dove curare i pazienti» spiega il primario.

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Castellammare non è un Covid Hospital, avete anche pazienti postivi ricoverati?
«Sì, abbiamo destinato a loro un'ala del pronto soccorso.

Ci sono decine di pazienti che hanno il Covid ma anche la necessità di essere curati per un femore rotto, per un infarto o dializzati».


Quanti ne avete attualmente?
«In tutto sono 18: di questi, sei hanno gravi deficienze respiratorie e sono attaccati ai ventilatori, sette sono appoggiati nel corridoio con le bombole, gli altri in attesa almeno di poter entrare in reparto, fuori alla porta o sulle ambulanze».


In corridoio ha detto?
«Sì, ed è la migliore assistenza che riusciamo a garantire. Appoggiati su barelle che ci arrivano anche da altri ospedali, alcuni hanno atteso ore per entrare. Non lasciamo nessuno indietro ma siamo consapevoli che più di questo non riusciamo a fare».


Riuscite a gestire tutti gli arrivi?
«Siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo, siamo il centro di riferimento della Napoli 3, ma curare significa anche scegliere chi ventilare e chi no».

E avete dovuto scegliere?
«Facciamo l'impossibile per tutti».


Come si organizza il lavoro in emergenza?
«Facciamo turni di 13 ore, ogni giorno provo a motivare il mio personale ma fino a quando riusciremo ad andare avanti così? I miei uomini sono angeli, a fine giornata siamo stremati e sappiamo che quello che facciamo può non bastare».


Mancano mezzi e personale quindi?
«Mezzi, infermieri e medici. Le posso fare io una domanda?»

Dica.
«Fuori cosa si percepisce? Io vorrei far vestire con me un politico o gli scettici per portarli in reparto, basterebbero pochi minuti per comprendere, mi creda».
All'esterno si percepisce che questa ondata non è mortale come la precedente.
«Forse era così in estate. Oggi in reparto ho uomini di 50 anni che senza ventilazione sarebbero morti. I più anziani hanno difficoltà maggiori».


Novembre sarà peggio dello scorso marzo?
«Oggi il contagio è più diffuso e tra una settimana i numeri saranno triplicati. Dobbiamo trattare i positivi prima che debbano andare in rianimazione per dare una speranza concreta a tutti».


Mentre parliamo un'ambulanza dal Covid di Boscotrecase entra in ospedale con un paziente da ricoverare, e dal Comune di Castellammare arriva la notizia di altri 54 positivi.
«Non mi sorprendo, non ci spaventa lavorare, ci spaventa non avere i mezzi per vincere questa guerra».


Cosa è mancato in questi mesi?
«Potevamo fare tutto e prima, ma a livello nazionale. Come noi il direttore della nostra Asl Gennaro Sosto lavora fino a notte, noi siamo con lui in questa guerra, condividiamo affanni e difficoltà. Da medico in prima linea capisco anche le immagini forti che il presidente De Luca ha mostrato in diretta. È proprio così che i polmoni vengono distrutti».

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