Coronavirus, al Cardarelli di Napoli sgomberata la Neurochirurgia e il Cotugno si sta riempiendo

Coronavirus, al Cardarelli di Napoli sgomberata la Neurochirurgia e il Cotugno si sta riempiendo
di Ettore Mautone
Giovedì 12 Marzo 2020, 11:22 - Ultimo agg. 13:50
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Sarà una giornata difficile, quella di oggi, per il personale e gli ammalati del reparto di Neurochirurgia del Cardarelli. E’ stata confermata infatti nella notte la positività al virus Covid-19 del dirigente sanitario apicale dell’unità operativa e positivo risulta anche il responsabile della Medicina di urgenza. Stamattina i due reparti sono in fase di trasloco per spostare tutti gli ammalati in una palazzina adiacente per procedere alla sanificazione dei locali e delle sale operatorie. Il Cardarelli nel Piano della Regione per fronteggiare l’emergenza coronavirus ha destinato a questo scopo la Palazzina M dell’intramoenia. 

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In Neurochirurgia 6 malati sono in condizioni critiche, altri stanno meglio. Il personale infermieristico che ha effettuato il turno di notte stamattina non è smontato per agevolare i subentri. Infermieri e operatori sociosanitari sono costretti a guardare a vista gli ammalati che sono tutti privi dell’assistenza dei familiari. Stesse difficoltà in medicina di urgenza. Pasquale De Marinis, ex assistente della Neurochirurgia del Cardarelli e attuale primario dell’ospedale di Caserta nel momento di emergenza assistenziale che si è creato ha già dato per le vie brevi una informale disponibilità a supportare il suo vecchio gruppo di lavoro.    
 

 

Intanto stanotte al pronto soccorso del Cardarelli si è registrata tensione in quanto l’imbuto che si è creato al Cotugno con l’arrivo continuo di nuovi ammalati, ha fatto dirottare un’ambulanza del 118 con a bordo un paziente anziano di 87 anni con polmonite e insufficienza respiratoria, al Cardarelli. Il paziente, in attesa di tampone per iò test, è stato ospitato nella tenda del pre-triage antistante lo spiazzale del pronto soccorso creando difficoltà di assistenza al personale del pronto soccorso costretto a indossare ogni volta i dispositivi di protezione per poter visitare l’ammalato.   

All’aumentare dei casi di infezione da coronavirus in Campania (35 i nuovi contagi nella sola giornata di ieri per un totale di oltre 180 casi conclamati di cui circa la metà ospedalizzati), ci si avvicina alla soglia dell’innesco dell’epidemia vera e pripria. 

Nel piano regionale figurano, oltre al Loreto mare, in fase di allestimento, anche un reparto ad hoc al Moscati di Avellino a Salerno lo Scarlato di Scafati con  70 posti e il Da Procida, vari posti al presidio di Maddaloni in provincia di Caserta e a Napoli 2 alcuni posti al Santa Maria delle grazie di Pozzuoli e all’ospedale di Frattamaggiore. 

Intanto riguardo alla diffusione del virus solo nei prossimi giorni si potranno tirare le somme dell’efficacia delle misure di contenimento in atto che consigliano alla popolazione di non uscire di casa. Il Cotugno si sta sta riempiendo di pazienti. Oggi dovrebbe essere avviato il primo piano del nuovo lotto G del polo infettivologico che a regime, nei prossimi giorni, ospiterà 60 posti letto nuovi tutti ad alto isolamento e a pressione negativa con letti dotati ognuno di caschi di assistenza ventilatoria. Ma intanto mancano i saturimetri per la misurazione della ossigenazione del sangue e c’è carenza di presidi di sicurezza, mascherine e visiere, ma anche calzari e altri strumenti di protezione. Il personale è sotto stress e in questa prima linea della guerra contro il virus iniziano a scarseggiare i rifornimenti e le munizioni. Medici e infermieri sono costantemente in contatto con la task force della protezione civile per chiedere approvvigionamenti che tardano ad arrivare nella misura di consumo richiesta. Il virus è contagiosissimo e causa gravi insufficienze respiratorie. Tutto il personale amministrativo ha abbandonato da alcuni giorni il plesso e il solo direttore sanitario di presidio Raffaele Dell’Aversano è rimasto in trincea con medici, infermieri e operatori. 

Il Cotugno ha urgente bisogno dell’invio della fornitura richiesta da settimane di saturimetri e delle 10 mila mascherine promesse laddove ieri sera ne erano rimaste solo 30 sufficienti a coprire il solo turno di notte in pronto soccorso. Uno degli elementi di difficoltà risiede nella logistica: le consegne della task force della protezione civile avvengono all’ospedale del mare, in una zona molto distante da quella ospedaliera collinare distogliendo risorse del Cotugno per l’invio, ogni giorno, di un’auto dedicata al ritiro del materiale a Napoli est. Nel presidio collinare si respira un’aria spettrale e distopica. Il personale assistenziale comunica con i pazienti solo per via telefonica e solo una o due volte al giorno c’è il contatto diretto con i medici costretti a indossare tute integrali ad alto isolamento che comportano lunghi tempi di vestizione e svestizione. Gli infermieri si sostensono l’uno con l’altro e ottimizzano le dotazioni di sicurezza. Altri reparti dell’ospedale sono stati svuotati e tutto l’ospedale sta per essere dedicato alla sola assistenza dei pazienti con coronavirus. “Abbiamo dovuto occuparci direttamente della creazione di appositi spazi per il pulito e lo  sporco dice un infermiere - creando spogliatoi all’esterno dei reparti ma non abbiamo avuto alcun aiuto dal personale di manutenzione. Questa emergenza ci è cascata addosso all’improvviso. Con una circolare interna aziendale è stato stabilito che devono inviare qui dal Monaldi e dal Cto tutti i presidi che hanno ma finora non è arrivato nulla o quasi. Siamo soli, andiamo avanti ma dateci una mano”.

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