Covid a Napoli, la mappa dei contagi: ​cresce l'età, impennata in provincia

Covid a Napoli, la mappa dei contagi: cresce l'età, impennata in provincia
di Ettore Mautone
Mercoledì 30 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 17:00
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Vecchi e nuovi positivi al Coronavirus: come è avvenuta la trasmissione dei contagi dall’inizio dell’epidemia alla fase attuale? In uno sforzo di analisi più profonda del mero elenco dei numeri abbiamo acceso i fari sui dati divisi per Comuni, distretti e quartieri a Napoli e provincia provando a tracciare una mappa più precisa della distribuzione del virus e da questa risalire alle modalità di trasmissione, alle abitudini di vita, al rispetto delle norme di prevenzione.

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A Napoli, a partire dagli inizi di agosto, la distribuzione dei casi ha assunto un doppio profilo. Nella fase dei rientri i casi positivi ai tamponi in porti e aeroporti si sono concentrati nella fascia di età più giovane e tra i residenti dei quartieri a più alto tenore di vita. Parliamo di Posillipo, Vomero, Arenella e alcuni quartieri del centro. Una maggiore incidenza che si era notata anche nella fase acuta dell’epidemia per poi diluirsi nel corso dei successivi mesi fino a registrare un picco quest’estate. Ma nelle ultime settimane questo profilo si è capovolto a favore dei quartieri più popolari, segno di un trasferimento dei contagi. Contemporaneamente si è assistito a un innalzamento dell’età media. Una mutazione epidemiologica che molti attribuiscono al fatto che vi possa essere stato un trasferimento dell’infezione a domestici, badanti e persone di servizio che vivono nei quartieri più popolari. Qui, infatti, negli ultimi giorni, si concentra il maggior numero di nuovi casi. Contagi probabilmente contratti due o tre settimane fa.

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In assenza di Covid resort, strutture di ricovero a bassa intensità in cui effettuare quarantene in alternativa a isolamenti domiciliari impraticabili, è molto più facile che vi sia una ulteriore trasmissione del contagio. Rispettare l’isolamento domiciliare senza una accurata valutazione delle condizioni abitative è infatti pressoché impossibile. Spesso in questi quartieri in tanti abitano in piccoli appartamenti o addirittura singole stanze. Ora che il virus è arrivato la prevenzione dovrebbe seguire strade più accurate. I contagiati asintomatici circolano nei mezzi pubblici, a volte non hanno i documenti o il permesso di soggiorno e, pertanto, alcuni non fanno il tampone. Le maglie della prevenzione in questi casi si allargano. Nessuno vorrebbe farsi mettere in quarantena per non perdere il lavoro precario. «Sarebbe interessante approfondire con tamponi di screening la situazione tra gli stranieri titolari di tutele sanitarie – avverte un medico di un distretto - e si badi che la condizione di straniero non c’entra nulla: la stessa dimensione di rischio la sconta la popolazione autoctona appartenente alle fasce di maggiore deprivazione socioeconomica».
 

 

Insomma non sarà un caso che al distretto 24 (Posillipo, San Ferdinando, isola di Capri) sul totale dei casi registrati dall’inizio dell’epidemia (595) ben 450 sono stati registrati dal 1 agosto e pochissimi nell’ultima settimana, mentre al 33 (Vicaria, San Lorenzo, Poggioreale) su 365 sono 284 quelli contati da agosto a fine settembre. Lo stesso per il distretto 31 (Avvocata, Montecalvario, Pendino, Porto) con 380 casi totali e 295 da inizio agosto ma una progressione al rialzo negli ultimi 15 giorni. Spostando l’asse del’analisi in provincia di Napoli, sul versante nord, ci accorgiamo che in 40 giorni nei 32 Comuni dell’area si sono contati ben 950 positivi, quasi la metà del totale dal marzo scorso ad oggi (complessivamente 1.961) con 50 ricoverati (ad agosto erano zero). Nessun dato invece dalla Asl 3 zona Sud di Napoli. 
 
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A partire dal 22 agosto.
Il record di casi attualmente positivi lo registriamo a Giugliano (102), a seguire Pozzuoli (100), Casoria (97) e poi Caivano, Afragola, Arzano, Casalnuovo per scendere progressivamente ai comuni di Ischia e Procida dove spicca lo zero di Serrara Fontana. Segno che in questo caso a giocare a sfavore sono le condizioni socio economiche e anche l’attenzione alla prevenzione che, che nei luoghi turistici, a dispetto dell’affollamento e dei flussi, è stata molto più alta.

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