Coronaviurs a Napoli. Pacchi con mascherine: ressa davanti Poggioreale

Coronaviurs a Napoli. Pacchi con mascherine: ressa davanti Poggioreale
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 11 Marzo 2020, 08:45 - Ultimo agg. 15:10
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La fila era lunghissima ma ordinata. A sole quarantott'ore dalla violenta protesta inscenata da più di 600 detenuti nel carcere più sovraffollato d'Italia, ieri mattina le mura perimetrali sono state nuovamente prese d'assalto da una folla composta dai parenti del reclusi. Ma questa volta non si sono registrati problemi, né internamente né esternamente alla casa circondariale. E non sono mancate polemiche e proteste da non pochi residenti della zona, preoccupati dall'assembramento e, non poco, anche dalla mancanza del rispetto delle basilari norme di sicurezza che impongono una distanza minima di un metro tra persona e persona.

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LA PAURA
L'atmosfera - dentro e fuori Poggioreale - resta comunque tesissima. La paura di un possibile paziente zero tra i detenuti, unita alla rabbia per il divieto di comunicazioni imposto ai carcerati sia rispetto ai colloqui con i familiari e sia con gli avvocati continuano ad agitare i ristretti. Ma torniamo a ieri mattina. La lunga fila di uomini e donne in attesa di consegnare i pacchi destinati ai loro parenti in cella ha rallentato le operazioni. Segnali di malumore palpabile, soprattutto tra le donne, le stesse che domenica sera a frotte si erano proiettate in via Poggioreale appena appresa la notizia della rivolta in atto nella casa circondariale.

LE MASCHERINE
Ieri mattina erano tantissime le persone che portavano ai parenti reclusi pacchi di mascherine protettive. Nonostante le ripetute rassicurazioni fornite dalle autorità, tra i parenti dei detenuti continua a girare la voce - infondata - che a Poggioreale si sia verificato un caso di sospetto Coronavirus. E tanto basta a rendere sempre incandescente la situazione. Nelle scorse ore - immediatamente dopo la ribellione che ha causato danni anche ingenti nel carcere napoletano - i vertici dell'amministrazione penitenziaria avevano deciso l'immediato trasferimento di decine di detenuti che avevano organizzato la rivolta. Tornando alle mascherine, ieri il ministero della Giustizia ha diffuso una nota nella quale si annuncia in giornata l'arrivo di 100mila mascherine per i penitenziari italiani: «per garantire la tutela di tutti - si legge - e di chiunque a vario titolo entra in un istituto sarà munito di adeguati presidi sanitari. Si continua a lavorare affinché le condizioni di tutti, operatori e detenuti, siano salvaguardate. L'approvvigionamento di presidi sanitari sarà utile per la più rapida ripresa dei colloqui dei detenuti con i propri familiari».

GLI ASSEMBRAMENTI
Tra i primi a segnalare i rischi derivanti da un assembramento incontrollato di gente all'esterno di Poggioreale è stato il consigliere della IV Municipalità Carmine Meloro: «All'esterno del carcere di Poggioreale si sono radunate decine di persone. È evidente anche dalle immagini del video che non sono rispettati i parametri di prevenzione del contagio indicati dal ministero della Salute. Non sono condizioni idonee per garantire la sicurezza. Data la folla, molti sono rimasti in attesa anche sulla carreggiata antistante il portone di ingresso del carcere. È stata allertata anche la Polizia Municipale di Napoli, affinché sia riportato l'ordine, a tutela di tutte le persone, anche dei familiari dei detenuti. Va scongiurato ad ogni costo il rischio contagio».

LE CRITICHE
Fortemente critici rispetto a questa ennesima emergenza sfociata - a Napoli come in molte altre realtà carcerarie nel resto d'Italia - restano i sindacati di Polizia penitenziaria. «Le rivolte violente di questi giorni hanno scoperchiato il vaso di pandora. - denuncia il segretario regionale del Si.Na.Ppe Pasquale Gallo - ancora una volta vengono messe a nudo le carenze di organico, le dissennate politiche di gestione dell'esecuzione della pena, il fallimento dei regimi a celle aperte, le scellerate scelte governative di riduzione delle piante organiche, la vetustà delle strutture e la carenza di mezzi e risorse. Intanto, a pagarne le conseguenze sono stati ancora una volta le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria che hanno dovuto gestire, a rischio della vita, le criticità di cui i veri responsabili dovranno rendere conto a tutta la nazione».
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