Coronavirus a Napoli, dimezzati i tamponi: «Mancano i reagenti»

Coronavirus a Napoli, dimezzati i tamponi: «Mancano i reagenti»
di Ettore Mautone
Mercoledì 13 Maggio 2020, 10:05 - Ultimo agg. 14:13
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L'aumento dei tamponi e l'intensificazione dei test sierologici sono le armi da imbracciare per accompagnare la fase 2 dell'epidemia in cui la gente torna ad incontrarsi allentando le restrizioni sociali e riducendo il distanziamento tra individui e famiglie. Strategie e strumenti inseriti nel Piano regionale di screening: non a caso, negli ultimi giorni, la rete campana aveva quasi raddoppiato i tamponi ma il nuovo scoglio da superare è ora la scarsità di reagenti sempre più difficili da reperire sul mercato nazionale e internazionale come si evince anche da una nota inviata alle Regioni e al ministro della Salute dal commissario straordinario per l'emergenza Covid 19 Domenico Arcuri. Una crisi simile si era già registrata a metà di marzo, in parte superata dai nuovi ordinativi della Regione a dal supporto dell'Unità di crisi nazionale. Il nodo è ora tornato al pettine.

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LA RETE CORANET
In Campania la Rete Coranet (tutta pubblica) è formata da una dozzina di laboratori che vanno dall'Hub del Cotugno al Ceinge, dall'ospedale San Paolo alla Federico II per allungare le sue propaggini da Napoli alle strutture della provincia ad Aversa-Marcianise, Nola e poi ai laboratori di Eboli, Salerno (Ruggi), ospedale di Caserta, Benevento, Avellino, passando per il Biogem di Ariano Irpino per terminare con l'Istituto Zooprofilattico di Portici che funge da regista delle attività. Da domani andrà ad aggiungersi anche il laboratorio del Cardarelli attrezzato come il Ceinge e il Cotugno anche con i tamponi rapidi che si eseguono in 20 minuti (più l'estrazione) contro le 12 ore di quelli tradizionali. La rete, dunque, è più che adeguata ma mancano i kit. La struttura commissariale nazionale si è resa disponibile per cercare di reperirli sul mercato. I fabbisogni pervenuti dalle Regioni (poco più del 50% tra cui la Campania) sono però altamente differenziati. Molti laboratori utilizzano macchine diverse e la parcellizzazione della strumentazione non aiuta in quanto bisogna fare i conti con le varie tipologie di reagenti e le decine di fornitori coinvolti. Un'analisi molto dettagliata del mercato, effettuata al ministero, con Federchimica, Confindustria e Farmindustria ha confermato la scarsa disponibilità di reagenti prodotti e distribuiti in Italia. La limitata produzione italiana è peraltro già commissionata dalle Regioni che cercano di approvvigionarsi della massima quantità di prodotti disponibili.

I NUMERI
In questo contesto la Campania agli inizi di maggio era riuscita a passare dai circa 2mila tamponi giornalieri a circa 4mila raggiungendo picchi di oltre 5mila l'8 maggio. Da lunedì, tuttavia, è tornata a poco più di 2mila. In alcuni casi in soccorso giungono le indagini sierologiche su sangue venoso per il dosaggio degli anticorpi. Le indagini di seconda generazione hanno una specificità del 97% e talvolta riescono a essere più precise dei tamponi: proprio domenica al Cotugno due persone con polmonite alla Tac negative al tampone sono risultate positive agli anticorpi spia della malattia. Fortunatamente, i numeri con cui deve fare i conti la Campania non sono drammatici: in totale sono 4.621 i positivi al Coronavirus per un totale di tamponi effettuati dall'inizio dell'epidemia di 121.253, mentre sono 393 in totale i deceduti. C'è chi sostiene che i tamponi fatti in Campania siano pochi rispetto a regioni del Nord prese a modello come il Veneto: «In realtà - replica il premio Caccioppoli Nicola Fusco, ordinario di Matematica e statistica dell'Università Federico II - i tamponi non vanno contati rispetto agli abitanti di una regione ma in base ai contagi. In questo caso emerge come la Campania di tamponi ne ha fatti più del Veneto». Anche a voler dunque riferirsi alla sorveglianza attiva che il Governo ha delegato alla Regioni - che vedrebbe la Valle d'Aosta a oltre il 100% della copertura della popolazione e la Campania ferma al 4% - facendo riferimento al criterio epidemiologico dei tamponi che servono i test fatti per ogni singolo positivo (tasso dei contagiati) vedono la Campania, con 25, ribaltare la iniziale percezione e piazzarsi davanti a Sardegna, Veneto, Puglia, Toscana e Trentino. I contagi reali sarebbero solo la punta dell'iceberg? Allora il riferimento numerico da cui partire sono i decessi, in quanto il virus ha una percentuale di letalità più o meno sempre identica rispetto alla reale platea dei contagi. La Campania sconta una letalità dell'8,52% poco meno del Veneto che ha 8,98 mentre la Lombardia ha un enorme 18,2 e la media nazionale è di 13,97. Semmai il vero fattore da tenere d'occhio è che la Campania non scende mai sotto la decina di casi giornalieri e l'indice di contagio è risalito da 0,6 a 0,8.
 

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