Napoli, effetto Covid negli ospedali: in un anno sono saltati 100mila test e interventi

Napoli, effetto Covid negli ospedali: in un anno sono saltati 100mila test e interventi
di Ettore Mautone
Giovedì 20 Maggio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 21 Maggio, 17:40
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Calano i contagi in Campania e anche l’incidenza (numero medio dei casi positivi a Sars-Cov-2 contati in 7 giorni in rapporto a 100 mila abitanti) è in discesa, oggi sotto quota 100 (95 il dato di ieri in tutte le province, 101 a Napoli città). Uno scenario in cui, secondo i modelli previsionali utilizzati dall’Unità di crisi regionale, ben presto la maggior parte dei Covid center sarà svuotata ed entro giugno si passerà dunque in zona bianca. 

Per accompagnare il ritorno alla normalità della rete assistenziale c’è un piano, attualmente allo studio dell’Unità di crisi regionale, che a Napoli passa per la riconversione di alcuni dei Covid center oggi attivi in città con il solo Cotugno che dovrebbe restare con il padiglione G a presidiare eventuali colpi di coda della pandemia (ma garantendo anche qui l’assistenza per tutte le altre malattie infettive, tubercolosi e Aids in testa, finora trascurate e relegate a cure domiciliari o territoriali) mentre il Monaldi dovrebbe diventare presto Covid free. Un piano a cui stanno lavorando i singoli manager e le direzioni sanitarie ma da mettere a punto nei dettagli in maniera collegiale. Dopo una prima disamina della questione affrontata nel corso della riunione dell’Unità di crisi che si è tenuta mercoledì ora si attende un confronto tecnico da svolgere in presenza tra i direttori generali di Cotugno, Cardarelli, Policlinici e della Asl Napoli 1. 


La prima urgenza è restituire il San Giovanni Bosco alla città e alle piene funzioni ordinarie.

Tra l’ospedale della Doganella e il Loreto sono circa 100mila le prestazioni di pronto soccorso perse nel corso dell’ultimo anno, attività sottratte a una rete di cure tempo dipendenti che oggi può contare solo sull’apporto degli hub del Cardarelli e dell’Ospedale del mare e il corollario di prestazioni a più bassa gravità appannaggio del Cto, San Paolo e Pellegrini. Troppo poco per evitare l’eterno affollamento dei grandi pronto soccorso. Al presidio della Doganella squadre di tecnici e di ingegneri stanno già facendo i sopralluoghi per individuare gli interventi necessari per riportare le corsie all’assetto pre-Covid. Si comincia con l’area del pronto soccorso attualmente non funzionante per proseguire con gli altri reparti specialistici man mano che saranno smaltiti i degenti attualmente ospitati. Oggi l’ospedale della Doganella devolve solo alcuni ambulatori clinici e la day Surgery, nella palazzina della direzione sanitaria, alle funzioni non Covid. I lavori di ripristino presuppongono il riallestimento della Cardiologia e dell’Utic (completamente sovvertiti nei percorsi e dove il primario Paolo Capogrosso è intanto andato in pensione), la Neurochirurgia, la Chirurgia generale, l’Ortopedia, la Ginecologia, tutti devoluti a centri di degenza specialistica per il Covid. L’obiettivo del governatore Vincenzo De Luca è annunciare la riapertura del San Giovanni Bosco per l’inizio di luglio ma il manager Ciro Verdoliva vorrebbe essere pronto sin dal 20 di giugno. Per l’Ospedale del mare è ancora prematuro parlare di ritorno alla normalità visto che dei 39 posti di degenza 37 sono ancora occupati e gli 8 di sub intensiva ancora tutti pieni sebbene solo una delle 16 unità di Rianimazione è oggi occupata da un solo paziente. Anche per il Loreto è prematuro pensare di sottrarlo all’offerta delle cure Covid della città e solo quando la situazione epidemica potrà essere considerata definitivamente normalizzata sarà possibile pensare a restituito alla destinazione di Dea di I livello come previsto dal «Piano ospedaliero». 

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Sullo stesso solco si muove il manager dell’Azienda dei colli Maurizio Di Mauro il cui primo obiettivo è svuotare il Monaldi da malati di Coronavirus per ridare piena operatività alle chirurgie. Falsariga seguita infine dal direttore del Cardarelli Giuseppe Longo che ha circa 150 posti letto oltre che un’unità di Osservazione adiacente al pronto soccorso da restituire all’utenza ordinaria. I reparti Covid occupano il padiglione delle Ortopedie, la Week surgery oltre a un intero piano della Chirurgia generale. Qui il ritorno alla normalità passa anche per un piano di riorganizzazione del pronto soccorso attualmente al vaglio della parte sindacale ma per grandi linee ormai definito. Finora non si è ancora parlato del personale ma sono decine le unità specialistiche di Anestesia e di altre specialità prestate all’assistenza dei malati Covid da riportare nelle corsie di provenienza.

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