Cardarelli, l'ira degli specialisti in prestito: «Nei reparti Covid noi come centralinisti»

Cardarelli, l'ira degli specialisti in prestito: «Nei reparti Covid noi come centralinisti»
di Ettore Mautone
Sabato 13 Marzo 2021, 09:00 - Ultimo agg. 21:50
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Cardarelli: pronto soccorso ordinariamente super affollato e reparti Covid all'orlo della capienza massima mentre nelle unità specialistiche ordinarie si rivedono le barelle. «Letti tecnici» praticamente autorizzati dal bed manager Coppola per fronteggiare l'imbuto che si crea nella prima linea del padiglione emergenze. Nel più grande ospedale della città, alla vigilia di un fine settimana che si annuncia ancora più duro dei precedenti, per la crescita dei numero dei sintomatici che emergono dalla platea dei positivi a Sars-Cov-2, il malumore e la stanchezza sono palpabili tra medici e infermieri del pronto soccorso come tra i camici bianchi impiegati nei reparti Covid ma anche nelle altre corsie. 

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Oculisti, endocrinologi, otorini, chirurghi e altre figure specialistiche sono chiamati a dare una mano nei turni dei reparti per i malati affetti da polmonite da Coronavirus per fronteggiare le croniche e generali carenze di personale in specifiche branche (infettivologi, pneumologi e anestesisti) di cui c'è penuria in tutte le regioni italiane.

Il dato di fondo però è che in mancanza di esperienza e conoscenze specifiche, questi camici bianchi di supporto sono relegati a funzioni minori, di supporto ma non assistenziali. Come il controllo dei monitor, lo smistamento delle telefonate, la compilazione delle cartelle cliniche. Tutti compiti che acuiscono il senso di frustrazione e che rimandano a una generale difficoltà che difficilmente potrà essere risolta fino a quando i livelli epidemici e la pressione sugli ospedali saranno quelli attuali. 

Attualmente, nei quattro reparti Covid del Cardarelli - nonostante ogni giorno si lavora per trasferirne una quota in altri Covid center della città - sono ricoverati 134 pazienti, di cui 20 in Osservazione al pronto soccorso dedicato, 12 in terapia intensiva (3 posti liberi) e 102 ricoverati tra semi- intensiva e degenza ordinaria con posti liberi che si contano sulle dita delle mani. Pazienti infettivi che giungono talvolta in pronto soccorso con una patologia specifica già in atto ma molto più spesso riconosciuti affetti da Coronavirus al triage dove accedono per altri accidenti traumatici cardiovascolari, privi di sintomatologia specifica Das Covid e da trattare in reparti a isolamento per altre patologie tenendo contro dell'infezione e della possibilità di trasmetterla ad altri. Uno scenario in cui tutti i reparti del Cardarelli risentono delle limitazioni e procedure di prevenzione del contagio e delle necessità di distanziamento dei posti letto che provocano una ridotta capienza e ricettività ingolfando l'imbuto del pronto soccorso.

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La cronica saturazione della capacità ricettiva dell'area dell'emergenza e urgenza e sulla scorta della indicazione aziendale ha spinto il bed manager Ciro Coppola a diramare una disposizione di servizio per la quale tutti i reparti devono quotidianamente destinare il 10 per cento della loro capienza in termini di posti letto al pronto soccorso con la possibilità, in assenza di posti letto disponibili, di fare ricorso appunto a posti tecnici. La questione, secondo i Cobas, andrebbe affrontata la questione andrebbe affrontata a livello regionale. «La ricettività dei posti disponibili deve essere chiesta agli altri nosocomi, come i policlinici per esempio con la possibilità di offrire posti letto liberi al Cardarelli che sistematicamente si intasa». I sindacati della dirigenza medica intanto, dopo il vertice in prefettura col manager Giuseppe Longo (ritenuto insoddisfacente) e in attesa di una doppia convocazione su questioni contrattuali ed aziendali, sospendono lo stato di agitazione come estremo atto di responsabilità ma si dicono pronti a tornare in campo per difendere l'impianto di un ventaglio di richiesto al vaglio dei vertici dell'ospedale. 

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